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2013

Angelo Palombo si racconta su Samp Tv

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È tornato come prima, anzi forse anche più forte di prima, nonostante giochi in un ruolo inedito per lui, Angelo Palombo si racconta a “Tutto Samp”, il talk-show marchiato SampTv, che è andato in onda questa sera sul canale blucerchiato.
Il 17 blucerchiato si è ripreso la maglia blucerchiata, quella con cui ha sudato, gioito e pianto; ora è momentaneamente fermo ai box per un problema muscolare, ma le sue prestazioni da difensore centrale hanno convinto tutti, anche i più scettici.
Palombo inizia parlando del passato, da quando decise di tornare sotto la Lanterna per rimettersi in gioco con la Sampdoria: «Ritornare a Genova poteva rivelarsi una scelta suicida, però io ero convinto di ciò che stavo facendo, volevo dimostrare il mio valore qui. Il modo in cui andai via non era quello che appartiene al vero Angelo; ci tenevo molto a ritornare alla Samp e ho sempre creduto che il mio momento prima o poi sarebbe arrivato. Anche se all’Inter avessi giocato tutte le partite, il mio cuore era qui a Genova. Io una bandiera? No non mi sento bandiera, io penso di essere uno che ha sempre tenuto a questa maglia, solo questo. Gli altri giudicheranno se sono una bandiera, andando via in quel modo e in quel momento per alcuni non sarei una bandiera, ma io ci potevo fare ben poco.
Nei mesi in cui sono stato fuori da Genova ho capito tante cose e penso di essere cresciuto molto come uomo. Quando ritornai qui a Ferrara, come prima cosa, dissi che senza la Samp non mi sentivo io, gli dissi che non riuscivo a vivere; magari in quel momento poteva sembrare una cosa esasperata, però era la cosa che provavo e sentivo, quindi sono rimasto».

Ma Ferrara forse non gli credette, oppure semplicemente non capì quanto Palombo tenesse a questa maglia, infatti con lui sulla panchina blucerchiata l’ex capitano non giocò mai: « Un Angelo Palombo che non viene mai preso in considerazione, neanche per le amichevoli, può portare un tifoso a pensare che ci siano dei problemi che vanno oltre quelli più fisici e quindi pensare che stia qui a guadagnare soldi stando in vacanza. Ma penso di aver dimostrato il contrario; la retrocessione l’ho patita molto, forse non l’ho mai assorbita del tutto. Essere giocatori professionisti vuol dire anche avere la capacità di essere un po’ distaccati, perché se ti fai prendere troppo si rischia di cadere in brutte situazioni. Quando ero a Milano pensavo sempre alla Samp e ho sempre creduto che la squadra, nonostante non fosse messa benissimo in classifica, sarebbe riuscita a tornare in Serie A; i miei amici mi davano del matto ma alla fine mi hanno dovuto dar ragione».

Dopo la parentesi interista Angelo Palombo tornò a vestire la maglia blucerchiata e per lui è come se fosse stato un nuovo esordio, una nuova carriera, una nuova storia da scrivere: «Quando tornai di nuovo in campo mi tremarono un po’ le gambe, la prima panchina contro la Lazio fu emozionante. Su di me ha scritto e detto tante cose, ma il più delle volte erano false; molti tifosi non conoscendo la persona di Palombo potevano pensare a ciò che volevano, per cui mi è venuta un po’ d’ansia, ma in realtà mi hanno riaccolto strabene e quando sono sceso in campo ero molto più tranquillo».
Ritornando indietro nel tempo Angelo ricorda quando non partecipò al ritiro di Bardonecchia con il resto della squadra, ma si allenò comunque, da solo al centro sportivo “Mugnaini”: «Quando mi allenavo qui da solo sono stato molto bene; lavoravo moltissimo e avevo voglia di far bene; logicamente mi mancavano le partitelle coi compagni…ma questo fa parte del passato».
Oggi è ritornato uno dei punti fermi dello scacchiere di Delio Rossi che lo ha reinventato difensore centrale: «Il ruolo più bello è il centrocampista, perché è quello in cui ho sempre giocato. Mi sono adattato per necessità visto che era tanto che non giocavo; pur di tornare in campo avrei giocato portiere, ma piano piano mi sto abituando da centrale difensivo. Fare il centrocampista lo preferisco in quanto so di poter far bene anche lì, ma prima deve venire il bene della Samp e quindi gioco dove mi dice il mister. I prossimi anni in blucerchiato? Mi vedo bene! La Samp ora ha nel proprio organico dei giovani molto forti, che sono appetiti da grandi club; questa squadra deve sfornare dei talenti per monetizzare e andare avanti, oppure trattenere questi giocatori. I nostri giovani sono di altissimo livello e sono sicuro che tutti possono fare una gran carriera».
L’episodio più negativo nella carriera di Angelo Palombo è sicuramente la retrocessione dello scorso anno, che arrivò dopo la sconfitta interna con il Palermo che affondò i blucerchiati, capitanati dal 17, in Serie B: «Quando retrocedemmo non chiesi scusa per me stesso ma per tutta la squadra; non ho mai fatto le cose per avere un mio personale tornaconto e neanche tanto per fare».
Nonostante all’Inter non abbia vissuto particolari momenti di gioia, Palombo pensa d’aver fatto un’esperienza importante per la sua vita professionale ma anche personale: «All’Inter sono stato molto bene; pur non giocando chiunque m ha fatto sentire uno del gruppo. Moratti è qualcosa di eccezionale, una bella persona che ha una passione incredibile. Quando ero a Milano vivevo in albergo e non riuscivo a tornare giù a Genova, perché stavo male».
Finalmente oggi Genova non gli fa più questo effetto, infatti sembra aver ritrovato quella tranquillità che lo aveva contraddistinto negli anni passati e con l’arrivo di Delio Rossi ha ritrovato anche il campo e la fiducia del pubblico doriano: «Delio Rossi è stata una persona corretta e coerente; mi disse che quando giocavo contro di lui mi temeva molto. Io gli dissi che ero a sua completa disposizione e volevo essere un’arma in più non un problema; volevo essere messo alla pari di tutti gli altri e se meritavo giocavo altrimenti no; le stesse cose che chiesi a Rossi le chiesi anche alla dirigenza precedente. Novellino? Era una belva, un motivatore bestiale; lui riusciva a trasmetterti sempre qualcosa in più rispetto ad altri. Riusciva a tirare fuori il meglio da tutti i giocatori, anche quelli più normali. Le scelte che ho fatto le rifarei tutte; a mio parere ci sono giusti compromessi nel mondo del calcio, infatti puoi guadagnare soldi giocando con una certa continuità, invece se vai nelle grandi squadre o sei Messi oppure fatichi molto».
Pensando al futuro Palombo non si sbilancia molto, ma preferisce stare coi piedi per terra e concentrarsi sul presente: «Fare l’allenatore? Non mi passa neanche per la testa! Ci sono cose che non riuscirei a sopportare; in questi casi capisco che per fare l’allenatore si deve avere molta pazienza. Ad esempio Rossi è uno di questi e lui mette in quello che fa anche tanta simpatia, inoltre se ti deve dire una cosa te la dice senza tanti rigiri. Più che l’allenatore fare il dirigente; la Sampdoria per me è una famiglia, un punto di riferimento, del resto è normale che sia così dopo tanti anni. Perché non tiro le punizioni? Quando ci provavo molta gente storceva il naso, però Rossi me l’ha chiesto, ma sinceramente dalla difesa è un po’ lunga…comunque se tre o quattro allenatori mi mandavano a calciarle vorrà dire che ci avranno visto qualcosa di buono».
Non poteva di certo mancare un pensiero su Riccardo Garrone, che se ne è andato qualche tempo fa, lasciando a noi sampdoriani ricordi indelebili fatti soprattutto di gioie, come il ritorno in Serie A, i preliminari di Champions League e altre ancora che rimarranno impresse nelle menti di tutti noi: «Era una grandissima persona. Posso solo dire che la Samp ha perso un padre di famiglia, una persona dai grandissimi valori».
Palombo parla poi anche dei compagni e in particolare del giovane serbo Krsticic sostenendo che: «Nenad è un ragazzo taciturno, ma ha moltissima personalità».
Angelo è tornato, ma non porta più al braccio la fascia da capitano come aveva fatto per molti anni: «Sono molto orgoglioso di aver indossato la fascia da capitano. Una volta andato via si sono creati degli equilibri e quando sono tornato sarebbe stato poco intelligente pretendere qualcosa che avevo lasciato; la mia scelta implicava anche quello. Ora sono contento che la porti Gasta, che è uno che dice le cose in faccia e gli anni precedenti mi ha sempre dato una mano».
Oggi è il giorno degli innamorati, la festa di San Valentino, ma in realtà, per Angelo Palombo, sembra essere un giorno qualunque: «Dove porto la fidanzata? A casa con me a vedere le partite di Europa League; fortunatamente è una ragazza abbastanza semplice e non pretende molto. Sinceramente non ho mai festeggiato San Valentino, penso sia una trovata per far felici i ristoratori».

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