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Bereszynski e le voci sull’addio alla Samp: «Ero infuriato»

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Bartosz Bereszynski dalla Polonia: «Infuriato e allo stesso tempo divertito di leggere di un mio addio alla Sampdoria. Mai dubitato di poter restare»

Arrivato a gennaio dal Legia Varsavia, Bartosz Bereszynski ha vissuto la seconda metà della scorsa stagione dovendo lottare per un posto da titolare con Jacopo Sala. Quest’anno, invece, il suo compagno di reparto pare svantaggiato nelle gerarchie di Marco Giampaolo e il terzino polacco è riuscito ad imporsi dal primo minuto in quasi ogni occasione. In estate, però, Bereszynski sembrava essere già con le valigie in mano, dato che la Sampdoria aveva deciso di puntare su Vincent Laurini: per far spazio all’ex Empoli – ora accasatosi alla Fiorentina – era necessario infatti liberare un posto in quella zona di campo e proprio il numero 24 avrebbe dovuto essere sacrificato. Dalla Polonia, dove è attualmente in ritiro con la Nazionale, il difensore blucerchiato è tornato a parlare di quelle settimane di tensione in cui le voci sul suo futuro imperversavano, descrivendone le sensazioni: «Ero allo stesso tempo infuriato, divertito, irritato… Tanto più che a Genova nessuno mi aveva mai fatto capire di non essere più ben accetto. Ho appreso tutto dai media: sapevo che in ogni club di Serie A c’è competizione, ma ero sicuro che avrei potuto ottenere un posto in squadra e che sarei stato in grado di mantenerlo. Non ho dubitato neanche per un attimo», ha chiarito ai microfoni di sport.se.pl.

Abbandonate le questioni di mercato, Bereszynski e compagni avranno nei prossimi giorni due test amichevoli contro Uruguay e Messico: «La premessa è una: vincere entrambe le partite. Non le pensiamo come amichevoli, non c’è meno posta in palio, le stiamo preparando come fossero i più importanti match di qualificazione ai Mondiali. Ciò non toglie che per noi questi avversari restino un mistero – ha ammesso -, hanno dimostrato uno stile di gioco totalmente diverso dalle squadre affrontate finora». Il classe ’93 è da poco diventato papà e questo non può che essere un periodo ricco di emozioni per lui: «Leo è un bambino molto tenero, non c’è niente di più bello della nascita di un figlio. Mi dà motivazioni e stimoli aggiuntivi. Voglio giocare ogni partita, in modo che quando sarà un po’ più grande possa dire “Vedi, mio padre era lì, ha conosciuto e giocato con queste persone”».

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