2013

Blucerchiati senza gloria

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A volte, c’è il rischio di essere impopolari: un rischio che si prende sopratutto quando si riportano pensieri decisamente contrari all’opinione comune. Ecco, voglio rischiare l’impopolarità: cosa sta succedendo esattamente a questa Samp? Al di là delle considerazioni tecnico-tattiche, voglio soffermarmi un attimo sulla corsa salvezza e sulla rivalità cittadina. E mi rivolgo sopratutto a coloro che, sapendo che ero un “doriano di Roma”, mi hanno spesso detto: «Tu non puoi capire cos’è il derby». Una frase che ho sentito un centinaio di volte, sopratutto quando sottolineavo alcuni episodi che sfuggivano alla mia comprensione razionale.

Bene, facciamo caso che io non comprenda questa rivalità. Allora, pur non comprendendola, una domanda sorge spontanea: con l’occasione di mandare il Genoa nelle tenebre e restituire il groppone amaro ingoiato due anni fa (Boselli è un nome che dice molto, se non tutto), cosa sta facendo la Sampdoria? Riassunto delle puntate precedenti: nel 2011, una girandola di eventi a noi contrari ci porta in zona retrocessione. Dalle cessioni scellerate ad una gestione societaria di basso livello, dallo staff tecnico mediocre alla sfortuna che ci mette sempre del suo nei momenti sbagliati. Nel frattempo, dall’altra parte della Lanterna, finisce l’era-Gasperini e Ballardini trascina un Genoa rivoluzionato ad una salvezza tranquilla.

Con la Samp nei guai, i tifosi genoani non vedono l’ora di darci il colpo di grazia, nel pieno di una grande rivalità cittadina. La Samp è in lotta con Brescia e sopratutto Lecce per salvarsi: neanche il tempo di arrivare alla partita che già si fanno dietrologismi («Il Genoa farà vincere Brescia e Lecce, così ci superano e loro sono contenti»). Purtroppo, gli eventi superarono tali previsioni: i rossoblu continuano per la loro strada e travolsero entrambe le nostre dirette concorrenti nel giro di una settimana: 3-0 ai lombardi, 4-2 ai pugliesi. Nonostante ciò, la Samp non riuscì a risollevarsi e vinse solo a Bari nel giro di tre mesi: da lì, si arriva al derby e la storia la conosciamo tutti, forse anche troppo bene.

Ecco, quest’anno c’era la possibilità di contraccambiare il colpo per bene: il Genoa è a rischio retrocessione da diversi mesi, perché “bazzica” nelle zone meno nobili della classifica da diverse settimane. E noi avevamo la possibilità di restituirgli il favore, dimostrandoci superiori all’invidia: Siena in trasferta a gennaio, Palermo ieri al “Ferraris”. Due diretti concorrenti, gli odiati “cugini” nei guai: vi ricorda nulla? Eppure, siamo riusciti nell’invidiabile impresa di perdere entrambe le gare, che tra l’altro coincidono con le due prestazioni peggiori nella gestione di Delio Rossi. Per carità, non voglio certo insinuare che la Samp ha perso apposta queste partite, ma ci voleva ben altro piglio in gare così importanti; per altro, quando giocammo con il Siena, non avevamo certo la posizione di classifica attuale e le motivazioni dovevano essere più alte del periodo attuale.

Così, siamo arrivati al derby. E la verità appare solo una: anche se vinceremo, il boccone amaro sarà restituito solo a metà. Perché qualcosa si poteva fare già prima e, invece, siamo incappati in due sconfitte brutte e sconvenienti. Oltretutto, non siamo ancora salvi, nonostante c’è chi giochi proprio come se lo fossimo: mancano quattro punti. Tre, se tutto va male alle concorrenti per la salvezza. Proprio quei tre punti che potremmo prenderci domenica pomeriggio, nel secondo derby più infuocato degli ultimi anni; il primo, purtroppo, l’abbiamo perso quel 8 maggio 2011. Vediamo di fare del nostro meglio. Altrimenti, probabilmente ci salveremo, ma sarebbe una salvezza incolore, un po’ grigia: rimarremmo blucerchiati, ma forse senza gloria.

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