Cagni su Eder: «Il ragazzo "timido" è diventato un vero leader» - Samp News 24
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2015

Cagni su Eder: «Il ragazzo “timido” è diventato un vero leader»

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A guardare questo Eder e a pensare all’offerta che aveva fatto l’Inter per portarlo a Milano, viene da sorridere. Al momento sono sei i gol, in cinque partite, che il gioiello della Sampdoria ha messo in rete. Martins Eder è un giocatore diverso da quello dell’anno scorso, un abisso rispetto a quello di due anni fa: più sicuro dei suoi mezzi, si diverte e fa divertire i suoi tifosi e conquista temporaneamente la testa della classifica capocannonieri.

Luigi Cagni, come riporta GianlucaDiMarzio.com, lo aveva allenato ai tempi dell’Empoli, nell’ormai lontanissimo 2005. Dieci anni fa, quando Eder non era il ragazzo che Cagni ha ritrovato, per pochi mesi, alla Sampdoria: «Sono stato molto contento di averlo potuto rivedere. Tra di noi c’è stima reciproca, quando ci siamo visti per la prima volta quest’estate eravamo molto contenti e ci siamo messi a parlare di quando lo ho allenato ad Empoli. L’avevo lasciato che era un ragazzino, l’ho trovato uomo, leader. Arriverà molto in alto, è una fortuna avere in squadra un calciatore come lui. Ma quanto è cambiato rispetto a otto anni fa».

Cambiamento mentale, oggi è un vero leader nel campo, ma soprattutto fisico: «A Empoli io giocavo con il 4-3-3, lui doveva fare l’esterno destro, ma fisicamente non era ancora pronto, non era strutturato. Non riusciva a fare quello che gli chiedevo. Beh, era molto giovane. Si vedeva già che aveva qualità importanti, ma sinceramente non pensavo né che potesse diventare così forte né che potesse esplodere come seconda punta. Doveva ancora crescere fisicamente e anche mentalmente. In partita gli urlavo spesso perché non mi rientrava e una volta per fare tutto quello che gli chiedevo si era anche stirato. Ora è un altro giocatore. Salta l’uomo con facilità, è completo, tira punizioni e rigori. Non c’è proprio paragone. Ma è cresciuto tanto anche dal punto di vista umano. Parla sempre poco, eh. Ma mentre ad Empoli era un ragazzo molto timido, a Genova è diventato un leader, ha grande personalità, si fa sentire nello spogliatoio. E poi è un professionista esemplare, un grande lavoratore. Uno che da il massimo in ogni allenamento anche se nelle partitelle settimanali è sfortunato, non vince quasi mai».

Quell’offerta dell’Inter che poteva portarlo via ai blucerchiati: «È un bene per la Samp che sia rimasto. Ricordo che negli ultimi giorni di mercato gli avevano detto dell’interessamento dell’Inter e lui era molto confuso. Ma, sia chiaro, sul campo ha dato sempre il massimo. Contro il Napoli avrebbe potuto dire “No guardate, io non gioco” e invece ha fatto doppietta. Ora ha rinnovato, sono contento per lui, a Genova si trova benissimo. Io continuerò a seguirlo e se posso prendermi un merito una cosa gliel’ho insegnata: ad essere sempre professionali, a comportarsi nel modo giusto».

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