Coronavirus, Ippolito: «Protocollo? I club devono applicarlo correttamente»
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Coronavirus, Ippolito: «Protocollo? I club devono applicarlo correttamente»

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Il direttore dell’Ospedale Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito ha parlato del rapporto tra protocollo da seguire e società calcistiche

In attesa del nuovo DPCM del presidente del consiglio Giuseppe Conte, il direttore dello Spallanzani di Roma ha rotto il silenzio e ha parlato su TuttoJuve.com del poco rispetto delle regole del protocollo per i club coinvolti nel mondo calcistico.

PROTOCOLLO – «Nessun protocollo garantisce al 100%, il rischio zero non esiste. I protocolli e le linee guida, che sono stati realizzati dalle categorie produttive in collaborazione con il CTS e con il Ministero della Salute e grazie all’insostituibile apporto dell’INAIL, servono per permettere ai settori produttivi di poter continuare ad operare al meglio in un contesto complicato come quello attuale. Naturalmente con l’evoluzione della situazione anche i protocolli possono essere aggiornati e modificati, ma da quello che ho letto distrattamente negli ultimi giorni le squadre di calcio prima di pensare a modificare il protocollo esistente dovrebbero cominciare ad applicarlo come si deve».

VIRUS – «Oggi ci sono più positivi, anche tra i calciatori, perché si fanno più test e, nello specifico, il calcio in collaborazione col Ministero della Salute si è dato delle regole per poter proseguire le attività. Che Ronaldo sia positivo vuol dire che il virus, a suo modo, è democratico e non fa distinzioni: ne sa qualcosa anche il presidente USA, Trump».

BOLLA – «La NBA, con uno sforzo organizzativo eccezionale, è riuscita a completare il campionato chiudendo per tre mesi venti squadre di basket in un parco di divertimenti, e giocando circa due partite al giorno. Qui dovremmo fare la stessa cosa, ma dovremmo segregare molte più persone per molto più tempo. E dove la faremmo questa bolla, a Gardaland? Poi ci sono le partite delle nazionali, e le coppe europee. No, onestamente mi sembra una ipotesi irrealistica, ma io di sport mi intendo poco».

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