Doppio inciampo rosso - Samp News 24
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2015

Doppio inciampo rosso

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È durata un tempo la Sampdoria di Vincenzo Montella, ma almeno, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, stavolta l’abbiamo vista, la Sampdoria di Vincenzo Montella. L’abbiamo vista e per tutto il primo tempo mi ha fatto ben sperare, mi ha fatto emozionare, ho visto il tocco del tecnico di Pomigliano D’Arco, che si è appoggiato a quei palleggiatori che non ha, ma che ambisce ad avere. Ha dato velocità, brio, ha fatto giocare la palla e ha permesso a Fernando, Ivan e Soriano di scambiarsela in tutti i modi possibili, tra contropiedi, cambi di campo e verticalizzazioni. Una bella Sampdoria. Che però è durata soltanto un tempo, appunto, poi ha deciso di capitolare.

Sarà stata la stanchezza, sarà stata la ancora poca dimestichezza con quelli che sono i dettami di Montella, fatto che la Sampdoria ha fatto un sensibile passo in avanti, perché se contro il Sassuolo, per ammissione dello stesso Éder, il Doria aveva lavorato per i primi 15 minuti sugli schemi dell’ex tecnico della Fiorentina, oggi almeno ha retto un tempo intero. Fa però dei passi indietro nella ripresa, soprattutto dal punto di vista della tensione, perché quella di Zukanovic è la seconda espulsione in quattro partite, entrambe con il Milan, con in mezzo solo la gara col Sassuolo e poi il giallo contro la Lazio che gli è valsa la squalifica per domenica prossima, contro il Palermo. Troppo nervoso, troppo agitato, troppo menefreghista di quello che è il destino dei suoi rimasti in dieci, costretti a correre per uno in più. 

Il punto della situazione è che per la Sampdoria sfuma, alla prima occasione utile, anche l’obiettivo Coppa Italia, che improvvisamente, a fronte degli altri risultati che hanno visto il possibile cammino doriano lastricarsi di avversarie abbordabili, era diventato tangibile. Senza fantasticare eccessivamente, che sognare è sì economico ma rischioso, senza immaginare una finale che sarebbe valso l’accesso all’Europa League del prossimo anno, passare il turno contro il Milan significava tante cose: significava prendersi una rivincita per il 4 a 1 in campionato, significava dimostrare a Sinisa Mihajlovic che non è lui il più forte, voleva poter dire che la Sampdoria era pronta a ripartire, che Vincenzo Montella e la sua squadra era pronta a riprendersi tutto, a partire dal Ferraris, sul quale in troppi hanno marciato beatamente di recente. È una sconfitta che quindi brucia non una volta, bensì più volte, perché arriva sempre dai piedi di M’Baye Niang, quell’attaccante che è diventato un po’ il feticcio del tecnico serbo, che da un anno già lo seguiva e lo anelava alla sua guida, sotto la sua egida.

E invece sotto l’egida di Mihajlovic l’anno scorso ci è finito Luis Muriel, lasciatoci in eredità, anche stasera amorfo, intangibile, lezioso, anche quando prova ad approfittare di uno svarione della difesa rossonera e invece di andare subito al tiro, a prescindere dal piede preferito col quale il colombiano possa calciare, cerca il dribbling, prova a rientrare e preparare il tiro a giro. Inutile dire che l’occasione sfuma e la palla lentamente si adagia tra le mani di Abbiati. La partita di Muriel dura nemmeno 90 minuti, perché al 75′ lascia il posto ad Antonio Cassano, il Genio della Lampada che stasera desideri non ne ha esauditi, non ha sbrogliato alcun tipo di situazione. E non l’ha sbrogliata nemmeno Muriel, un attaccante che abbiamo voluto aspettare per l’intera mezza stagione scorsa e che dopo l’exploit con il Carpi, quando tutti lo hanno paragonato a Ronaldo, quello vero, s’è fermato.

Sono tutte analisi dettate dal rammarico, perché, lo ribadisco, la Sampdoria del primo tempo mi aveva emozionato, mi aveva fatto credere nelle chance blucerchiate, nella voglia di rivalsa che questa squadra aveva evidenziato: persino l’inserimento di Moisander in avanti, quasi a ricordare il Lucio dei tempi di Mourinho – che in questi giorni è molto in voga – pronto a incunearsi nella difesa avversaria. Se il finlandese, quindi, ci prova sempre, se il centrocampo ha dialogato bene, con Soriano a tutto campo, soprattutto dopo l’espulsione di Zukanovic, è l’attacco che non va, che non realizza. Non ce la fa quando Cassano al 90′ prende la mira e sfiora il palo, mentre dall’altro lato Carlos Bacca replica a Niang e trova il 2 a 0: da un lato un reparto offensivo che ce la fa, dall’altro uno che non ce la fa. E chissà con Éder in campo come sarebbe andata. Anche se la Sampdoria, di regola, non dovrebbe vivere di un solo giocatore, ma di undici. Se non di ventitré.

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