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Dossena: «Sampdoria tranquilla con Ranieri. Ferrero va valutato sul campo» – ESCLUSIVA

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Esclusiva SampNews24 – Giuseppe Dossena a 360° sulla Sampdoria: da Mantovani a Ferrero, passando per la cessione del club e l’arrivo di Ranieri

Quel 5 maggio del 1991, fra le mura di San Siro, a spianare la strada alla Sampdoria verso lo storico Scudetto fu Giuseppe Dossena, che da fuori area segnò il primo dei due gol che misero l’Inter al tappeto. A distanza di 29 anni esatti, la redazione di Sampnews24.com ha raggiunto in esclusiva l’ex centrocampista blucerchiato.

Non possiamo non iniziare da quell’Inter-Sampdoria. Cosa ricorda di quella partita?

«Ricordo tutto. La preparazione, la settimana prima, l’intensità degli allenamenti. Giocammo con buon equilibrio, non andammo mai oltre il lecito di quello che si doveva fare. Avevamo la maturità necessaria per affrontare quella partita, ne venivamo da diverse finali, vinte o perse non importa. Poi chiaramente ricordo l’emozione, i cori, ma anche il post-partita, che vivemmo in maniera equilibrata».

Secondo lei una Sampdoria del genere si rivedrà mai nella storia?

«Mai dire mai nella vita, ma deve veramente calare dal cielo un alieno e mettersi ad investire quello che c’è da investire nel calcio di oggi per raggiungere gli stessi risultati che raggiungemmo noi».

Qual è la persona a cui ha voluto più bene alla Sampdoria?

«Paolo Mantovani. Come ho sempre detto, lui è stato l’artefice di quei bellissimi anni. Senza di lui, non ci sarebbe stato niente: certo, gli allenatori e i giocatori erano protagonisti perché scendevano in campo, ma li aveva scelti lui uno per uno. Sono frutto della sua mente e della sua lungimiranza».

Cosa pensa di Ferrero? Il rapporto con i tifosi è ormai ai ferri corti.

«Direi che il rapporto ormai è bruciato completamente. A me personalmente non ha dato fastidio quando ha detto che la Sampdoria prima di lui era conosciuta da Recco a Chiavari. L’ho presa come una battuta, ma poi basta ricordarsi un po’ di storia della Samp per provare che non è così. Qualche volta, o forse un po’ troppo spesso, le esternazioni sopra le righe ci sono state. Ha portato la squadra a un buon livello sul piano dei risultati sportivi ed economici, bisogna valutarlo per quello che è stata la sua attività sul campo. Da fuori capisco e mi rendo conto che con i tifosi non c’è speranza di recuperare il rapporto. Tuttavia, non mi sembra che lui ne faccia un dramma o lo turbi più di tanto, anche se immagino non gli faccia piacere sentirsi chiamato in causa dagli spalti del “Ferraris” ogni domenica».

Ha più sentito Vialli? Lo avrebbe visto bene come presidente della Samp?

«Certo, avrebbe avuto il profilo adatto per ricoprire una carica del genere».

Pensa che un giorno si possa riaprire la trattativa?

«Penso di no, c’è stata una forzatura. Ritengo che chi stava per comprare abbia sottovalutato Ferrero e forse lo ha messo troppo presto al muro, ma sono mie sensazioni. Sul piano della gestione della comunicazione qualcosa è stato sbagliato. Gli americani hanno tenuto poco conto dell’interlocutore, che qualche volta dev’essere coccolato e rassicurato per ottenere ciò che si vuole. La loro fretta di chiudere, forse perché interessati relativamente, ha fatto perdere di vista l’obiettivo». 

Ranieri sembra avere il posto assicurato alla Samp anche per la prossima stagione.

«È stata certamente la persona che ha tranquillizzato l’ambiente, la Sampdoria avrebbe potuto andare davvero molto vicino al baratro senza di lui. Per esperienza e capacità è l’uomo ideale, altre valutazioni bisogna farle da vicino, vedendolo allenare tutti i giorni e rapportarsi coi giocatori. La sua storia, però, parla da sé. Di Francesco è stato forse troppo integralista fino alla fine, ha avuto delle promesse non mantenute ma lui non si è sentito di cambiare il suo modo di interpretare il calcio».

Che opinione si è fatto sul caos relativo al taglio stipendi?

«Questo è veramente un tema scottante. L’AIC, al posto di prendere decisioni, delega i calciatori e li lascia in situazioni imbarazzanti. Così ci sono calciatori in scadenza che vorrebbero tutto, ci sono altri a cui la società ha promesso qualcosa. L’Assocalciatori doveva porsi come interlocutore unico e rappresentare i calciatori, allora forse si sarebbe cominciato a mettere in piedi un calcio veramente diverso. In questo modo, invece, l’AIC è stata delegittimata. Anzi, si è delegittimata lei stessa, quando invece avrebbe potuto uscirne rafforzata».

Sarà ancora la Juventus a vincere secondo lei, se la Serie A riprendesse?

«Penso di sì, anche se la Lazio era tanto vicina a poterlo fare. Quello che succederà dopo la ripresa è veramente un’incognita. È l’unica squadra che ha tenuto tutti i giocatori a Roma, questo è da sottolineare».

Ha mai più chiarito con Mancini? Come reagì la Samp al presunto episodio di tradimento?

«Io con Roberto ci parlo, lo vedo e nessuno deve spiegare niente a nessuno. Ciò che è uscito è un’invenzione bella e buona, punto. Ma se alla gente piace credere a queste cose che continuino pure a farlo. Nonostante tutto, quello che è uscito non ha incrinato nulla del nostro rapporto».

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