Editoriale

Doveva andare così

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Scarsa affluenza e scarse motivazioni hanno fatto della contestazione a Corte Lambruschini un flop: dove hanno sbagliato i duecento tifosi della Sampdoria?

Per fortuna erano a malapena duecento. La Sampdoria avrebbe potuto concludere nel modo peggiore possibile una stagione già abbastanza deludente di suo negli ultimi mesi, e invece sotto la Torre B di Piazza Borgo Pila, dove (ancora per poco) la società ha la sua sede legale, un gruppo piuttosto scarno di tifosi blucerchiati si è riunito ieri sera per protestare contro il presidente Massimo Ferrero. O meglio, contro la sua figura, quella che non incarna i valori, il codice etico, la rispettabilità e l’eleganza che da sempre contraddistinguono il club: questo il sunto dei comunicati emessi negli ultimi giorni dai vari gruppi di tifoseria organizzata, dopo la decisione di scendere in piazza presa il 22 maggio, durante la riunione svoltasi alla Sala Chiamata del Porto di Genova.

«Ferrero non ci rappresenti», lo slogan che da settimane compare nei commenti sui social e che ieri, scritta gialla su sfondo nero, è stato impresso a caratteri cubitali sullo striscione che gli Ultras Tito Cucchiaroni hanno appeso ai poggioli della sede societaria. Qualche imprecazione e qualche urlo si sono poi risolti in un’unica grande voce, sulle note del coro “L’armata blucerchiata”: l’oggetto della contestazione – se ne sono accorti dopo poco anche i presenti – era troppo debole per inscenare una mobilitazione di massa (di fatto fallita), e allora tanto valeva riprendere le vecchie abitudini mai dismesse e ricominciare a cantare per la Sampdoria. Ciò che dovrebbero fare i tifosi, sostanzialmente.

Per quanto riguarda la solidità delle accuse, anche quella pare traballare non poco. Gli stessi tifosi che ieri erano presenti a Corte Lambruschini per gridare allo scandalo, si trovavano in Gradinata Sud la sera del 13 maggio durante la gara contro il Napoli e umiliavano davanti agli schermi nazionali e non il presidente Ferrero, facendo scricchiolare anche l’immagine pulita della Sampdoria: di certo gli svariati sostenitori – a partire dal bambino di dieci anni, sia chiaro – che quella sera hanno insultato, deriso e sfoggiato senza timore il dito medio in faccia a Ferrero, non potranno mai dargli consigli sul tanto invocato bon ton da tenere davanti agli obiettivi delle telecamere.

Sia chiaro, le uscite inopportune e sopra le righe del numero uno blucerchiato in questi quattro anni di gestione sono state parecchie. Non si può negare l’innegabile, ma questo non è il modo di mostrare il proprio dissenso, tanto più dopo gli episodi di Sampdoria-Napoli, a cui Ferrero ha dovuto per forza rimediare con dichiarazioni dure, dettate anche dalla collera del momento e dall’umiliazione subita poco prima: «La gente che si mette in mezzo e viene allo stadio non mi appartiene. Il calcio è aggregazione e amore, non violenza. Cosa raccontiamo ai nostri ragazzi? Di questi quattro scappati di casa che vengono qua a dar fastidio?». Apriti cielo.

La scintilla che ha innescato l’incendio – poi ridottosi ieri in poco più di un falò – è stata questa. C’è chi l’ha presa sul personale e si è sentito particolarmente offeso dalle parole del presidente, che invece voleva condannare i comportamenti tenutisi quella sera sugli spalti e perlomeno rispondere alle ingiurie nei suoi confronti. Inutili i tentativi di rimediare negli scorsi giorni: la contestazione si è svolta comunque, ma perlomeno solo una minima e quasi trascurabile percentuale del pubblico blucerchiato vi ha preso parte, evitando così degenerazioni inutili e pericolose.

“Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri”, cantava col suo fare scanzonato e provocatorio Rino Gaetano, seppur riferendosi a ben altri contesti: senza ombra di dubbio, gli animi di una buona parte di tifoseria sono stati calmati dalle ultime voci (e operazioni) di mercato, che hanno visto investimenti consistenti da parte della Sampdoria in giovani stelle come Majer o in giocatori già affermati come Berisha. D’altra parte, con i buoni risultati sportivi – seppur non eccelsi – lo sviluppo delle infrastrutture e un bilancio invidiabile, alla società in quanto tale si può contestare ben poco. La speranza è che adesso, oltre ai numeri e ai fatti, la Sampdoria si riappacifichi dal suo interno e che ogni problema ritorni alla dimensione che merita: il flop della manifestazione organizzata ieri dovrebbe far capire a Ferrero che gran parte del tifo è dalla sua parte, ma che i toni e i modi di porsi fin qui tenuti non verranno più tollerati come in passato.

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