Agente Leone e Leonardi: «Grandi talenti. La Sampdoria punta su di loro»
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ESCLUSIVA – Agente Leone e Leonardi: «Grandi talenti. La Samp punta su di loro»

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Esclusiva SampNews24 – Il procuratore sportivo Gianluca Virzì racconta Leone e Leonardi, talenti classe 2005 di proprietà della Sampdoria

Intercettato in esclusiva dalla redazione di Sampnews24.com, il procuratore sportivo Gianluca Virzì ha descritto a 360 gradi i suoi assistiti Kevin Leone e Simone Leonardi, punte di diamante della Sampdoria Under 15.

Come si lavora durante il periodo di quarantena?

«Lavoro da casa in attesa di novità. Rappresento anche giocatori di categorie superiori e lavoro anche con l’estero, mi occupo di trasferimento dati e video lavorando in background e ottenendo il massimo per dare visibilità ai ragazzi. Per quanto riguarda i calciatori più piccoli, li seguo tramite videochiamate. Non voglio che perdano voglia e mettano su peso. Ho coltivato fin dall’inizio un rapporto che va oltre il calcio e l’aspetto professionale».

Come si scova un talento e qual è il percorso che deve compiere un agente?

«Oltre al giocatore, bisogna instaurare un rapporto con i genitori. I ragazzi sono il risultato di questo rapporto confidenziale. La prima cosa è dimostrare fiducia, purtroppo a volte viene messa in discussione per via di alcune persone poco serie che si improvvisano procuratori e portano fregature. Molti non lo sono neanche, sono abusivi. Quando crei un danno nell’immaginario comune, si genera diffidenza. Al primo posto, come ho detto prima, c’è il rapporto umano. Perdere la procura di un calciatore quando ottiene fama? È un rischio di percorso che ci sarà sempre, ma è relativo. Se il rapporto di fiducia e rispetto rimane tale, basato sui fatti, i rischi si superano. Faccio un esempio: dopo ogni partita, i ragazzi ricevono molti messaggi sui social da procuratori famosi, è logico che si sentano pieni di attenzione. Io però vengo informato di questa cosa. È facile per un agente avvicinarsi quando si intravedono grandi prestazioni, ma il vero ruolo dell’agente si nota nelle difficoltà, se c’è un infortunio o un momento poco felice. In questo caso, il grande nome non si fa trovare, getta fumo negli occhi. Fino a oggi ho perso solo un 2000, lo ritenevo importante e ora gioca in Primavera 2. Però non trattengo nessuno con la forza».

Passando ai suoi assistiti. Si parla molto bene di Leone: numeri da capogiro e convocazione in nazionale.

«È un grandissimo talento, il 2005 più importate d’Italia. Lo scorso anno con l’Under 15 del Catania ha giocato titolare sotto fascia ed è stato il migliore della categoria. Risalta agli occhi la sua struttura fisica, è alto e ha una forza strepitosa nello strappo. Quando allunga la gamba, la tecnica rimane uguale. Di solito i grandi giocatori sono bravi nello stretto, lui porta la propria qualità anche nella corsa. Inoltre ha forza e precisione nel tiro. Leone vanta anche un percorso internazionale, di recente ha partecipato a un torneo in Portogallo con la nazionale dove ha segnato tre gol in due partite. È un punto di riferimento intoccabile e, secondo le proiezioni che mi hanno riferito i tecnici azzurri, è tenuto in considerazione in ottica Under 21».

Come si è sviluppata la trattativa con la Sampdoria?

«In Sicilia il suo nome iniziava a girare insistentemente. Lo volevano Juventus e Atalanta, mi ha chiamato anche la Roma, mentre la Sampdoria mai. Mi hanno contattato in merito a Leonardi, poi hanno saputo che ero anche l’agente di Leone. Lo seguivano da settimane, ma non riuscivano a rintracciare la famiglia. Mi hanno sottoposto la possibilità di portarlo alla Samp. Le altre società non erano mai state sul pezzo come la Samp, che aspettava soltanto la fine del campionato per metterlo sull’aereo e farlo firmare. Lui era libero dal Catania perché non aveva firmato i quattro più uno. Il club siciliano si è comportato in maniera professionale, ci tengo a sottolinearlo, pur sapendo che non sarebbe rimasto lo ha comunque fatto giocare. Leone è ritenuto dalla Samp il giocatore più importante di tutto il settore giovanile».

Su Leonardi cosa mi dici?

«Per me è come un figlio. L’ho formato e portato in varie società dilettantistiche. Vive in quartiere difficile di Catania, San Cristoforo, e ha situazione familiare difficile. L’ho conosciuto quattro anni fa in una partita di calcio a 7, mi ha totalmente colpito per gestualità tecnica e rapidità di esecuzione. Riusciva a fare ciò che voleva con i piedi. Ha un grande limite, l’atteggiamento da quartiere. In più, parlava solamente in dialetto. Si è da subito innescato un rapporto sincero che mi ha permesso di fargli superare ogni limite. L’ho portato a casa mia e ha fatto vacanze insieme alla mia famiglia, ho cercato in ogni modo di toglierlo da quell’ambiente. È cresciuto molto, è un’altra persona. La Sampdoria mi ha ringraziato per i grandi progressi fatti. Anche lui ha una grandissima prospettiva, lo accomuno a Leone per la fame. Entrambi hanno iniziato in strada. Tra due o tre anni saranno in un top club».

Il rapporto con la società è positivo, mi pare di capire.

«C’è un rapporto di stima e amicizia sia con Pagagni sia con Invernizzi. Sono felice di aver avviato questo legame, prima avevo lavorato con Entella, Genoa e Spezia sul territorio ligure. Con Papagni mi sento quasi ogni settimana tra campionato e nazionale. Il merito va soprattutto alle condizioni di vita di Casa Samp, una struttura innovativa e importante che fa crescere a livello scolastico e umano i ragazzi. Il club mette a disposizione tutor e psicologi 24 ore su 24. Leone e Leonardi si trovano molto bene, conducono una vita che nelle proprie case non avrebbero avuto».

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