Ferrero in Lega Calcio: «Ieri ha vinto il dolore, non potevo chiedere a Viviano di giocare» - Samp News 24
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Ferrero in Lega Calcio: «Ieri ha vinto il dolore, non potevo chiedere a Viviano di giocare»

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Massimo Ferrero dice la sua sul rinvio delle partite di ieri: «Un segnale importante, ha vinto lo sgomento. Non potevo chiedere a Viviano di giocare»

Questo pomeriggio in Lega Calcio si deciderà quando far disputare le partite di Serie A rinviate ieri pomeriggio dopo la notizia della morte del difensore e capitano della Fiorentina Davide Astori. Alla riunione, ormai cominciata, partecipano anche diversi presidenti delle squadre del massimo campionato, fra cui Massimo Ferrero. Il numero uno della Sampdoria, prima di iniziare la riunione in Lega, ha affidato alla stampa presente le sue considerazioni sulla triste vicenda che ieri pomeriggio ha sconvolto il mondo del calcio: «Fermare il campionato è stato un segnale importante: è successa una cosa inspiegabile, per me è stato giusto perché i giocatori si incontrano, giocano, lottano, ma bene o male si conoscono tutti quanti. Un calciatore che è amico di un altro calciatore con che testa poteva andare in campo? Per questo secondo me è stato un bel segnale di unità dello sport. Ieri ha vinto il dolore».

Il presidente blucerchiato ha poi proseguito omaggiando Astori e giustificando la scelta di non far scendere in campo la sua Sampdoria ieri pomeriggio a Bergamo: «Io ho una moglie che è fiorentina – continua Ferrero -, Firenze è il paese delle meraviglie, è una città meravigliosa in cui si conoscono tutti. Io ho avuto modo di conoscerlo questo ragazzo. Ripeto, ieri ha semplicemente vinto lo sgomento. Noi facciamo spettacolo, dobbiamo insegnare ai ragazzi tante cose. Ieri è arrivato un colpo di scena inaspettato e ha vinto il dolore, lo sgomento. Io ho saputo la notizia appena sono arrivato a Verona. A Bergamo, in autostrada, pensavo a come avrei potuto dire a Viviano di andare in campo. Oltre ad essere sportivi, i calciatori sono uomini. Ci sono umanità e sensibilità nel mezzo, io li ho trovati a pranzo e non mi sono sentito di dirgli di andare in campo. Nonostante quel che si dice – ha concluso l’imprenditore romano – il Viperetta ha un cuore».

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