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Giampaolo giura amore: «Io sono la Samp. Resto anche dopo il 2020»

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Giampaolo riserva parole d’amore per la Sampdoria: «Non posso permettermi di lasciare questa squadra. Quando andrò via sentirete una bella scia»

Con le ultime prestazioni poco convincenti della sua Sampdoria è finito nella bufera, ma va riconosciuto che il tecnico blucerchiato Marco Giampaolo è stato – ed è ancora, a dispetto dei detrattori che ne chiedono la testa dopo tre partite sfortunate – il valore aggiunto della formazione doriana. In tanti hanno imputato all’allenatore di Giulianova l’incapacità di variare schema tattico, un tipo di critica alla quale Giampaolo ha risposto in maniera sincera, rivelando peraltro importanti novità sul proprio futuro: «Sapete chi cambierà il gioco della Sampdoria? Quello che verrà dopo il giugno del 2020, alla scadenza del mio contratto, chi mi subentrerà. Non prima, perché io resto almeno sino alla fine della mia intesa. O magari oltre, chissà. Da parte mia spero di lasciare la Sampdoria il più tardi possibile, è il mio presente e il mio futuro. Quando sarà – afferma il tecnico ai taccuini de La Repubblica, lascerò un grande profumo. La mia storia con questa società e con questa maglia si chiuderà in bellezza».

Giampaolo sembra insomma molto sicuro di aver trovato alla Sampdoria la sua dimensione ideale, e lo ribadisce a chiare lettere: «Io non posso lasciare la Samp, è un lusso che non mi posso permettere per il legame che c’è con l’ambiente, la società, i giocatori, i tifosi. Altri possono farlo, se vogliono, ma io non metto in discussione il mio rapporto con la Samp, oggi mi sento la Samp, sono la Samp, rappresento la Samp. Quando perdiamo, mi prendo sempre l’intera responsabilità della sconfitta, non do mai colpa ai giocatori. Se dico, impariamo ad alzare l’asticella, è per responsabilizzarli. Ma se non lo facciamo, la colpa è mia, che non li ho stimolati abbastanza. Io difendo la causa e anche il mio stare e quello dei miei collaboratori. Ogni frase che si pronuncia deve essere onesta, non ipocrita. Tengo al mio lavoro e all’opera di chi mi aiuta e so che lo posso difendere solo con l’Idea. Combatto ogni giorno ed è per quello che quando sarà, fra molto sia chiaro, andrò via alla grande. Sentirete una bella scia»

Domenica prossima ci sarà il derby, una partita alla quale entrambe le formazioni non arrivano con grande entusiasmo e fiducia. Giampaolo ricorda però, ai disfattisti, il suo primo derby, quando dichiarò di giocarsi tutto dopo un mese nero: «Vi ricordate due anni fa? Alla vigilia dissi “all in”, mi gioco il banco, mi gioco tutto. Mi piace questo termine, questo modo di approcciare la sfida. Anche se è chiaro che ora è tutto diverso. All’epoca c’erano tre mesi di lavoro, non avevo credibilità. Avevamo 8 punti, sconfitte a Bologna e Cagliari, due pareggi con Palermo e Pescara, effettivamente qualcosa mi giocavo, meglio non aver perso… Ora ci sono 29 mesi, il neonato è diventato grande. Ma il pensiero deve essere lo stesso, perché il derby non concede appelli, non dà vie di fuga, è una gara dove gli attributi sono fondamentali. Una sfida di calcio però, non una guerra. Se la vedi come una guerra, hai già perso». La ricetta per vincere la stracittadina è una e semplice: «Noi ne abbiamo messo uno sulla fisicità, contro Ballardini, e lo abbiamo pareggiato. Negli altri tre abbiamo giocato a calcio e abbiamo vinto. Così dobbiamo fare, tattica, intensità, qualità e divertimento. Queste sono gare – conclude Giampaolo – in cui devi mettere passione».

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