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Sopravvissuti

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Attenzione: partiamo dal fatto che quest’articolo potrebbe essere il primo caso di editoriale-spoiler nella storia. Tuttavia, i social ci raggiungono ovunque e quindi magari l’avrete saputo.

Forse avrete appreso appena alzati (o nella notte, se avete seguito la cerimonia) che Leonardo DiCaprio ha vinto il suo primo Oscar alla veneranda età di 41 anni. Ce l’ha fatta al sesto tentativo, forse con il ruolo che meno di tutti l’ha valorizzato. Perché al di là di mangiare fegato di bue, svegliarsi all’alba e rischiare l’ibernazione, c’è anche la recitazione, la performance, l’atto sostanzioso di chi recita. Eppure anche stavolta qualcuno ha pronosticato che DiCaprio non avrebbe vinto l’ambita statuetta, che avrebbe deluso le attese anche nel momento in cui lo davano tutti per favorito.

Vincenzo Montella – che ha la stessa età e lo stesso prestigio alle spalle, ma in campi diversi – ha vissuto un paradosso simile per tutta la settimana scorsa: la gara con il Frosinone ha rappresentato uno snodo fondamentale per la stagione doriana, con il club blucerchiato improvvisamente risucchiato nella battaglia per non retrocedere da una serie di risultati negativi. La vittoria mancava dal 5 gennaio, la sera del derby di Genova, vinto per 3-2. Come DiCaprio, la Samp di Montella era favorita, ma nessuno avrebbe dato per assolutamente certa la sua vittoria.

Perché la Samp ha imparato a deluderci nel 2015-16. Perché la Samp di fronte agli appuntamenti che ti devono tirare fuori dai guai (o comunque quelli importanti per arrivare a qualche traguardo) in questi ultimi anni ha storicamente deluso. Perché la B fa paura e non tutti sono abituati a giocarsi la salvezza. Perché l’episodio di Montella – arrivato a una discussione accesa con un tifoso in quel di Bogliasco – segnala un malessere generale nell’ambiente.

Proprio perché a nessuno piace questa situazione, è stato rinfrancante vedere una prestazione come quella di ieri. La Samp decisa, cattiva fin dal primo minuto, con Fernando a cogliere la traversa già dopo 180 secondi. Tanta pressione, pochi rischi (colpa anche di un Frosinone apparso troppo rinunciatario) e la sensazione che prima o poi il gol sarebbe arrivato.

A siglarlo è stato forse colui che più di tutti ne aveva bisogno, quel Fernando che si è improvvisamente eclissato per rendimento e condizione, che ieri sembra esser tornato il giocatore di inizio campionato. A chiudere la gara, invece, ci ha pensato Fabio Quagliarella. Stavolta con un gol che conta qualcosa, almeno in termini morali. L’esultanza rabbiosa di chi forse vive le proprie ex con troppo rispetto, abbracciato dai compagni e sommerso dall’amore del suo stadio.

Non è tutto perfetto, si può migliorare ancora. Ma non si può negare che sia incoraggiante vedere come la Samp abbia resistito alla pressione, che abbia mantenuto le premesse della vigilia. E all’improvviso ci siamo ritrovati redivivi e sopravvissuti, proprio come DiCaprio. Tuttavia, a differenza dell’attore di Los Angeles, i tre punti di ieri sono un punto di partenza e non uno straordinario riconoscimento alla propria carriera: sabato si andrà a Verona per una trasferta dal significato immenso per il campionato blucerchiato e sarà il caso di farsi trovare pronti.

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