Karembeu: «Seguo sempre la Samp. Mihajlovic? Un leader nato» - Samp News 24
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2015

Karembeu: «Seguo sempre la Samp. Mihajlovic? Un leader nato»

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Il suo palmarés è di tutto rispetto: campione del Mondo con la Francia ’98, vincitore di una Champions League con il Real Madrid nel 1999-2000 e una carriera vissuta alla grande. Però è lo stesso Christian Karembeu ad ammettere: «Tutto è iniziato con la Sampdoria: senza la tappa a Genova non sarei arrivato a Madrid e non so se la mia carriera sarebbe stata la stessa, anzi ne dubito». A 45 anni, Karembeu lavora per l’Olympiacos, dove ha giocato. E dalla Grecia continua a tifare Samp: «Sono vent’anni che arrivai dal Nantes alla Samp e dovunque vada mi porto dietro quel biennio in blucerchiato che mi ha lanciato nel grande calcio».

MIHAJLOVIC – Un motivo in più per seguire la Samp è Mihajlovic, come afferma Karembeu in un’intervista a “Il Secolo XIX”, di cui vi riportiamo alcuni passaggi: «La seguo anche per motivi di lavoro. Con Sinisa in panchina, oltretutto, è come se ci fosse un mio fratello alla guida del club. Già prima faceva l’allenatore, anche se all’epoca nessuno gli aveva dato l’incarico (ride, ndr). Scherzi a parte, un talento puro in panchina come lo era in campo. Io vedo una continuità nel modo in cui usava il sinistro e le doti che trasmette dalla panchina. Anche in campo era intelligente e un leader. E ora lo fa dalla panchina, capitalizzando al meglio la sua esperienza di calcio e l’intelligenza».

PRESENTE – Su quale giocatore blucerchiato gli possa piacere oggi, Karembeu preferisce non fare nomi: «Nomi è antipatico farne anche perché un domani magari mi troverei in tribuna per cercare di prenderne uno per l’Olympiacos. Un’eventualità che spero non succeda finché c’è Sinisa, perché non credo la prenderebbe bene (ride, ndr)… la forza della Samp è il gruppo e lo spirito del club, che è lo stesso dei miei tempi. Nel panorama del calcio di oggi è uno “smart club”, una società fresca, che funziona e che mi piace».

PASSATO – Karembeu si sente ancora con qualcuno della Samp di vent’anni fa, quella allenata da Eriksson: «In realtà con tutti, anche se magari non ci sentiamo spesso: con Veron, Montella, il Mancio, Clarence (Seedorf, ndr), Chiesa e tanti altri. Ho talmente tanti bei ricordi che potrei citare tutti. Anzi, approfitto anche per salutare Invernizzi, il Cobra Ajazzone (il team manager, ndr) e la famiglia Mantovani. Senza il mondo Samp non mi sarei mai tolto le gioie di carriera che mi sono tolto. Se sono arrivato al Real è grazie a Genova».

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