2013

La carriera di Sinisa: «Ti sputava addosso pur di vincere. Competitivo pure a scuola»

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La scalata verso il successo di Sinisa Mihajlovic non è certo banale. Nato e cresciuto a Vukovar, multietnica città serba devastata dalla guerra, Mihajlovic è emerso con carattere e temperamento. La rivista Football Magazine Italia ha ripercorso la sua carriera, dando voce ai protagonisti della carriera dell’allenatore della Sampdoria: noi ve ne proponiamo un estratto. «È arrivato il momento in cui era troppo più bravo per giocare a calcio di chiunque altro, ma voglio sottolineare che era un grande lavoratore ed è stato quello a portarlo così lontano» sottolinea Sinisa Lazic, il primo a giocare con Mihajlovic quando aveva 12 anni. «C’è stata una cosa che lo ha sempre distinto da tutti gli altri: il tiro. Ce l’ha sempre avuto, anche da bambino, e ha lavorato sodo su tutto il resto. Era molto competitivo anche in altri settori, come ad esempio la scuola: era un ottimo allievo. Ha iniziato a frequentare un istituto tecnico, ma le lezioni erano di pomeriggio e questo voleva dire che non poteva allenarsi. Così lasciò la scuola e si iscrisse al peggior istituto della città, quello per le persone che producono scarpe. È stato un grande rischio perché nessuno sapeva che sarebbe diventato un calciatore. Altri bambini non avrebbero avuto l’autorizzazione dai loro genitori, ma lui era talmente determinato che ha lasciato la scuola per questa ragione».

Serbic, vecchio insegnante di storia di Mihajlovic, lo ricorda come un allievo diligente: «Lavoravo con i bambini, con un allenatore di nome Perlic. Lui li faceva concentrare sui passaggi, diceva che era l’alfabeto del calcio. Ricordo Sinisa che era molto ben sviluppato, e quando tirava da 10-11 metri dalla porta, nessuno poteva evitare il gol. Quando giocavamo le partite a scuola, mi assicuravo che le altre squadre lo marcassero a uomo perché era già così forte che in caso contrario li avrebbe distrutti. Ho lavorato con altri ragazzi di talento, ma non avevano il suo carattere. Se anche non avesse fatto il calciatore, avrebbe avuto successo in qualcos’altro perché era molto testardo».

Popovic, suo allenatore al Borovo (in cui Sinisa gioca dal 1986), ricorda il suo temperamento: «Non permetteva a nessuno di batterlo o di essere migliore di lui, sia che fossero avversari sia compagni. Commetteva molti falli e prendeva spesso dei cartellini». Lazic conferma: «In campo avrebbe sempre protetto se stesso e gli altri. C’è stata una partita in cui abbiamo giocato contro una squadra che schierava un gigante alto due metri. Sinisa si è avvicinato e gli ha detto qualcosa in faccia. Non sapevamo cosa potesse succedere, ma il ragazzone è indietreggiato. Sinisa sapeva imporsi. Ti sputava addosso o abusava di te pur di vincere una partita. Comunque Sinisa in campo e Sinisa fuori dal campo sono due persone diverse».


 

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