La cometa di Halley - Samp News 24
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2015

La cometa di Halley

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Era il febbraio del 2010: la Sampdoria veniva dalla vittoria per 2 a 1 col Siena e poi avrebbe vinto 2 a 0 con la Fiorentina, quattro reti in due partite, con Pazzini, Pozzi, Semioli e Gastaldello. Era la cavalcata che ricordiamo tutti, che tutti malinconicamente conserviamo nel nostro cuore, che sarebbe culminata col quarto posto e i Preliminari di Champions League. Il risultato più importante dell’ultimo lustro del Doria. Nel febbraio del 2010 a Sanremo, la kermesse ligure che di recente ha avuto modo di ospitare prima Cassano, poi Ferrero, entrambi in periodo blucerchiato, arrivava anche Irene Grandi, toscana – come la Fiorentina che in quei giorni si faceva battere da Delneri – con un brano scritto da Francesco Bianconi, toscano, intitolato La cometa di Halley.

«eppure un tempo ridevi 
e mostrandomi il cielo 
mi disegnavi illusioni e possibilità»

Al di là del grande simbolismo che nasconde il testo di Bianconi, che parla anche di dèi e di credenze terrene, sono questi tre versi che ci riguardano più da vicino. La Sampdoria ha riso, ci ha fatto ridere, in tutti i risultati collezionati in casa, al Ferraris: l’ultimo, quello con la Roma, aveva fatto ridere davvero tanto e ci aveva ben mostrato il cielo. Perché, con una vittoria all’Atleti Azzurri d’Italia ieri sera, il Doria sarebbe andato davvero in cielo, a due punti dal primo posto occupato da Fiorentina – ancora – e Inter. A dispetto dei viola, però, la Sampdoria non ha ancora trovato – e sono qui a ribadirlo per l’ennesima volta – un gioco che le permetta di arginare gli avversari, di venire a capo delle situazioni anche in fase di svantaggio. La Fiorentina, invece, che alla Sampdoria ha “rubato” l’allenatore, che un giorno Ferrero ci spiegherà perché non era degno del Doria, il gioco ce l’ha, e Paulo Sousa è passato dalla vetta della classifica della Super League a quella della Serie A. Ma questa è un’altra storia. 

Un gioco che continua a insistere sulle giocate dei singoli, che in ogni caso non possono sempre risolverla: ieri Soriano ci ha provato, nel secondo tempo, dopo una prima frazione abbastanza avulsa, prima con una conclusione al 70′ circa e poi col gol nel finale, inutile ai fini del risultato. Però è mancato Eder, che d’altronde non può, per la legge dei grandi numeri, segnare un gol a partita, è mancato Muriel, che in realtà manca da un po’. E fa specie che la Sampdoria, complice anche le tempistiche, inizi a giocare quando entra Cassano, quando tutti iniziano a cercare il numero 99, con il baricentro che si alza, nonostante il suo sia decisamente il più basso della squadra. Fa specie, in un certo senso, ma personalmente non mi meraviglia: è palese, sarei bugiardo a non vederlo, che non può reggere ancora una partita per intero, che va centellinato almeno fino alla prossima pausa, ma bisogna investire su questo Cassano. Almeno fino a quando non avremo un altro Correa.

«non capisci che ci ucciderà 
questo nostro esistere a metà»

Certo è che la Sampdoria ieri ha peccato innanzitutto in una problematica maggiore: la rosa. Tre partite in una settimana e sono state tutte affrontate con la stessa formazione: complici le assenze in difesa, che vanno sottolineate, il resto della squadra è la stessa che ha iniziato contro la Roma, la stessa che ha battuto il Bologna. Le uniche situazioni a cambiare sono le sostituzioni, con Carbonero che finalmente trova il suo spazio, e con Rocca che debutta in Serie A. Quasi per costrizione, in realtà, visto che Ivan decide di dare forfait al momento dell’ingresso. E sembra un po’ un esistere a metà, senza dover necessariamente forzare la similitudine tra l’attuale situazione blucerchiata e il testo della canzone che ci sta guidando in questa disamina. Perché la Sampdoria vince in casa, perde fuori casa – salvo che a Napoli, la trasferta più ostica per ora – e non trova una continuità, che servirebbe, soprattutto in questo campionato. Perché, pensateci, disegnamo questa illusione: se la Sampdoria inanelasse un po’ di vittorie di fila, in vetta ci starebbe. Ed è quello che noi vogliamo.

«e una notte piangesti 
guardando nel cielo 
mi disegnasti illusioni e possibilità 
e la Cometa di Halley ferì il velo nero 
che immaginiamo nasconda la felicità»

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