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2015

La Domenica con Lei – Il Doria si infrange su se stesso

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E’ finita.  La corsa (sul campo) della Sampdoria all’Europa League si è infranta a Empoli dopo un lento e doloroso spegnimento che, negli ultimi due mesi, ha visto venir meno quasi tutte le certezze, fisiche e mentali, che avevano caratterizzato positivamente la squadra di Mihajlovic. La Samp pareggia quasi miracolosamente a Empoli, fornendo una prestazione scialba e irritante sull’onda di quello che si è visto nelle ultime partite. L’elemento che maggiormente è emerso, in tutta la sua brutale espressione, è una condizione fisica deficitaria, per non dire al limite dell’accettabile. Il Doria è arrivato agli appuntamenti decisivi della stagione in debito d’ossigeno, sempre in carenza di equilibrio fra i reparti e poco lucido nelle giocate importanti. Una volta venuta meno la condizione fisica si sono palesate tutte le difficoltà tecniche della squadra, che ha condito le ultime uscite con errori davvero macroscopici. E’ un po’ imbarazzante dover ammettere che nel primo tempo di ieri la Sampdoria è stata surclassata a livello di gioco dall’Empoli di Sarri che ha letteralmente nascosto la palla ai blucerchiati. Non sembrava certo che fosse il Doria a giocarsi un traguardo fondamentale. I ragazzi di Mihajlovic hanno vagato alla ricerca del pallone senza capirci quasi nulla.

Fortuna che l’Empoli è una squadra che concretizza molto poco (lo dicono le statistiche). Estremamente negativa è stata anche la risposta che il campo ha dato rispetto alle scelte di formazione di Mihajlovic. Il tecnico serbo ha detto a fine partita che la sua intenzione era quella di allargare il campo ma è stato, soprattutto nella prima frazione, esattamente il contrario. La trama offensiva, o quel che più le assomigliava, ha ruotato attorno alle due punte Djordjevic e Muriel, giocatori estremamenti adatti al campo aperto e che hanno faticato tremendamente a trovare il loro posto in campo. Ogni azione offensiva, o pseudo tale, si è generata dal caso, non dal metodo. Improvvisazione pura, distanze fra i reparti non proporzionate e un continuo imbottigliamento nella fascia centrale del campo. Le scelte di Mihajlovic hanno dunque avuto un effetto boomerang sulla squadra, già palesemente in difficoltà a livello fisico. Gli ingressi di Correa, Duncan e Eto’o nella ripresa, contemporanei al calo fisico degli uomini di Sarri, hanno permesso alla Samp di alzare il proprio livello tecnico e  di giocare a ritmi più bassi, evitando di imbarcare acqua pesantmente. Quello che mi ha stupito, indipendentemente dal gol finale di un valoroso Eto’o, è stata la totale assenza di atteggiamento propositivo, carta vincente del Doria qualche mese fa. Zero intensità, zero giocate razionali rimpiazzate da lanci lunghi, troppi tocchi sul pallone (mai buon segno nella circolazione di palla) e piattume latente a livello emotivo. 

Non c’è dubbio che la causa principale di questo mancato obbiettivo siano il calo fisico e psicologico che la squadra ha avuto nell’ultimo periodo. Si è perso il metodo e il flusso con cui la Samp sembrava sempre essere sul pezzo. La vittoria di Udine è stata solo una illusione delle più crudeli. Il Doria ha perso da troppo tempo il filo del discorso. Una guida tecnica già altrove da mesi, un calo fisico pazzesco e una confusione generale là dove invece si era costituita la forza di questa squadra. L’Europa è volata via e non ci sono alibi che tengano. A Empoli nei primi quindici minuti si è visto lo specchio della Sampdoria attuale: sospesa in una crisi d’identità. La stagione ormai puoi dirsi conclusa e le riflessioni possono cominciare a levarsi senza freno. Resta il rimpianto di aver gettato al vento una grande occasione con le proprie mani. Il settimo posto è un grande risultato ma nessuno si offenderà se, per una volta, si sperava in qualcosa di meglio.

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