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2014

La domenica con Lei – Partita finisce quando arbitro fischia

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Prendo in prestito una frase del mitico Vujadin Boskov, scomparso ieri, per introdurre l’analisi di Sampdoria-Chievo Verona. Citazione migliore non poteva esserci per descrivere non solo la vittoria all’ultimo respiro del Doria ma anche la conclusione di una storia, quella di mister Boskov, che ha unito i colori blucerchiati in un grido di gioia, espressione di un amore spassionato, senza tempo per questo sport e per questa maglia. Con lui se ne va un pezzetto di cuore di ogni tifoso doriano. Se fosse stato lui l’allenatore nella partita di ieri probabilmente avrebbe parlato così ai giornalisti al termine della gara, con la sua proverbiale delicatezza e colorita tonalità espressiva: «Dispiace per Chievo ma partita finisce quando arbitro fischia»

Ieri la Sampdoria ha dominato dal primo all’ultimo minuto. Non è riuscita a trovare il gol del vantaggio per piccoli dettagli, anche per merito del catenaccio metodico del Chievo Verona. Mi ha sorpreso molto l’accusa di Corini, personaggio che stimo molto, nei confronti di mister Mihajlovic, colpevole a fine partita di aver detto che il Chievo è stato inoffensivo e mai pericoloso per quasi tutti i novanta minuti. Non c’è nulla di irrispettoso nel dire come sono andate le cose. Il Chievo non ha fatto nulla o quasi per portare a casa i tre punti. La vittoria gialloblu sarebbe stata, come nel caso di un pareggio, un premio davvero eccessivo per quanto si è visto in campo. Il Doria ha giocato a calcio con ritmi e tempi giusti, proponendo varianti interessanti sui temi offensivi, arginati da un Chievo tutto dietro la linea della palla senza alcuna intenzione di proporsi in avanti. Nemmeno dopo il gol dell’1-0 gli ospiti hanno spostato il baricentro in maniera significativa, non sfruttando minimamente col giro palla il vantaggio numerico. Nel Doria sono funzionate sostanzialmente bene tutte le idee sviluppate durante la settimana. A cominciare dall’ottima vena dei due difensori centrali, bravissimi nell’iniziare l’azione palla a terra, per continuare con l’equlibrata propulsione offensiva dei due terzini (Regini sempre più bravo nei tempi di inserimento) e il dinamismo organizzato dei giocatori d’attacco, tutti efficienti nell’alternare i loro movimenti finalizzati al coinvolgimento di tutti gli interpreti. Sugli esterni Eder ha spinto a testa bassa con grande velocità, Sansone ha cercato l’uno contro uno e lo split (passare in mezzo a due difensori), Soriano ha creato superiorità numerica accentrandosi e puntando frontalmente sia il terzino che l’interno di centrocampo avversario, e Okaka ha fatto il bello e cattivo tempo impegnando i centrali veronesi, sia cercando la profondità sia muovendosi spalle alla porta verso il centrocampo (portando così fuori posizione il marcatore e aprendo spazi agli inserimenti). La cosa maggiormente positiva però, secondo me, è stata la voglia di vincere e di conquistare ogni pallone, esternata fin dai primi istanti di gioco. Questa foga agonistica è stata accompagnata da una attenta gestione del pallone, mai buttato via e collocato nei pochi spazi concessi dalla densità difensiva del Chievo. La qualità delle scelte fatte dai giocatori blucerchiati è stata concreta e quasi sempre corretta.

Una partita che sembrava finita ma nella quale il Doria ha continuato, nonostante l’inerzia negativa, ad esprimere il suo calcio, non si è accontentato e ha avuto la meglio su un avversario che si giocava tutto o quasi. Una storia a lieto fine che, nel suo piccolo, ha preceduto di poche ore la fine di un’altra storia meravigliosa. Mi piace pensare che l’urlo di Marassi, dopo il gol di Soriano, abbia accompagnato mister Boskov nel suo ultimo viaggio. La partita è finita, l’arbitro ha fischiato ma noi non ti dimenticheremo mai. Ciao Mister.

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