2013

La domenica con Lei – Un punto a due facce

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La Sampdoria vista al Rocco di Trieste contro il Cagliari di Lopez non può non aver emozionato, in un senso e nell’altro. All’incazzatura, rabbiosa e nervosa, dervivante dalla prima irritante frazione di gioco è seguito il subbuglio sfrenato degli ultimi cinque pazzeschi minuti di gioco, culminati con il gol di pura voglia del generoso lottatore “Lollo” De Silvestri. Analizzare questa partita risulta talmente semplice che viene spontaneo domandarsi come sia possibile giocare così male un primo tempo, dopo la settimana post apocalittica del Derby perso, e presentarsi nella seconda frazione con tutt’altra grinta e atteggiamento mentale. Ma andiamo con ordine.

Il Doria si presenta con un inedito 3-5-2 rispetto al Derby con Gavazzi e il polacco Wszolek al posto di Regini a sinistra e dell’infortunato Eder davanti. La partita inizia benissimo con un tiro di Obiang che sfiora il palo dopo appena trentotto secondi di gioco (nel Derby si è dovuto aspettare fino a pochi minuti dalla fine per un tiro pericoloso). Da quel momento in poi il nulla più assoluto. Il Cagliari, una squadra che realmente si salverà con anticipo, a tenere il pallone e a gestire i ritmi di gioco. La Samp sta a guardare con i soli Palombo e De Silvestri a darci dentro con cattiveria. Centrocampo e attacco lontani e lanci lunghi che i difensori del Cagliari accettano di buon grado quali regali di Natale anticipati. Il ritmo del primo tempo è stato, se possibile, addirittura inferiore a quello del Derby con un Krsticic irriconoscibile, un Obiang troppo solo e un Bjarnason iper compassato (passo indietro rispetto al debutto). A questo aggiungiamo un Gabbiadini in serata no e una squadra avversaria, il Cagliari, ben organizzato e messo in campo grazie alle posizioni di Conti (nemmeno lui ci credeva di essere lasciato così libero) e Cossu, vero trequartista abile nel movimento orizzontale a tutto campo. La Samp si è trovata spesso a dover impostare con Costa e Gastaldello, segnale che il centrocampo non sta lavorando come si deve (non solo Krsticic) e non si prende le responsabilità che dovrebbe. Le due novità, Gavazzi e Wszolek, hanno sicuramente ben figurato, soprattutto il polacco che era riuscito a segnare al debutto (gol assolutamente regolare). Gavazzi invece ha spinto con costanza ma ha palesato grosse difficoltà nel posizionamento difensivo perdendo spesso il diretto avversario. Il Cagliari, a mio avviso, non è riuscito a sfruttare a dovere queste situazioni vantaggiose. Insomma durante la prima frazione il Doria ha fatto pochissimo, mostrandosi nettamente inferiore ai “padroni di casa”, loro si costruiti per un campionato tranquillo

Nella ripresa le cose sono cambiate sopratutto grazie all’inserimento di Sansone, inspiegabilmente escluso dall’undici iniziale. Il suo ingresso fra le linee di attacco e centrocampo ha permesso di avere una maggiore copertura su Conti e di dare una importante dose di velocità e imprevedibilità al gioco offensivo. Passaggio al 3-4-1-2 con centrocampo (a due con Obiang e Krsticic) e attacco meglio collegati, ancora di più con l’ingresso di Pozzi, bravo nel gioco spalle alla porta e nel movimento a elastico, con lo scopo di portare fuori a turno uno dei due centrali rossoblu. La Samp ha condotto le danze nella ripresa, ottenendo la supremazia del possesso palla alla fine del match e permettendo ai singoli giocatori di avere più fiducia: meno lanci e impostazioni dai centrali, più rapidità e uscite palla a terra. Il problema del tasso tecnico della rosa, male assortito e poco omogeneo, è stato bilanciato dalla grande forza di volontà che ha permesso di pareggiare due volte una partita già persa (terribile il gol preso su punizione con Da Costa che si butta più lento di un “sacco di patate”). La corsa di Rossi, la grinta del gruppo e l’inossidabilità dei tifosi: questa è la Sampdoria in questo momento. I dubbi rimangono e sono poco assolvibili dopo una prestazione come quella di Trieste. Una cosa è certa: la Samp del primo tempo va in B con ragionevole anticipo, quella degli ultimi cinque minuti potrà vincere o perdere ma uscirà sempre fra gli applausi

 

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