Mihajlovic: «Vogliamo conquistare l'Europa. Inter, gara fondamentale» - Samp News 24
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2015

Mihajlovic: «Vogliamo conquistare l’Europa. Inter, gara fondamentale»

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La premessa è di quelle forti: «Aspetto questa partita come fosse una finale». Sinisa Mihajlovic non è uomo da tonalità grigie, per lui le cose spesso sembrano esser bianche o nere. E la partita con l’Inter di domenica sera non fa eccezione: sarà una finale, perché con una vittoria la Samp volerebbe a +11 sui nerazzurri e potrebbe creare un grande vantaggio nella corsa all’Europa: «E forse è proprio questo il segreto, non crede? Trovare in ogni gara le massime motivazioni possibili. Se poi si parla di sfidare l’Inter, essendo in corsa per l’Europa, se a qualcuno dei miei mancano le motivazioni, allora gli consiglio di cambiare mestiere. E se me ne accorgo, invece che al Ferraris, domenica lo mando a giocare ai giardinetti».

LEZIONE JUGOSLAVA – Questo è Sinisa Mihajlovic, maniaco della perfezione ma amatissimo dai giocatori: «Perché non fingo, parlo chiaro e chiedo il rispetto delle regole, ma so anche scherzare con i miei ragazzi. Ho giocato qualche anno al calcio e conosco la mentalità dei giocatori – dichiara il serbo in una lunga intervista a “La Gazzetta dello Sport” -. E metto a disposizione la mia esperienza. Ho giocato nella ex Jugoslavia, che veniva chiamata il Brasile dei Balcani: eravamo fenomeni ma non vincemmo nulla. Perché ognuno faceva quel che voleva. Quella lezione l’ho imparata bene… non è vero che il talento può fare a meno delle regole. Anzi, è quando ci si sacrifica che da talento si diventa campione».

OBIETTIVO EUROPA – Mihajlovic è cresciuto moltissimo negli ultimi anni: «Da quando ho cominciato la carriera da allenatore non ho mai smesso di studiare, aggiornarmi. Mi confronto con colleghi stranieri, leggo tanto. Mi è servito tutto, anche qualche esperienza meno fortunata. Non si finisce mai di crescere: vale per me come per la squadra». Ora l’obiettivo della Samp è l’Europa, vista la serie di tre vittorie consecutive in corso: «A inizio anno ho detto che volevo stare nella parte sinistra della classifica, ora dico che ci piacerebbe finire nelle prime sei e conquistare l’Europa. Per farlo è fondamentale la gara contro l’Inter».

ORGANIZZAZIONE E MURIEL – La sua squadra rispecchia il carattere del serbo: «Quando tutto funziona è una squadra organizzata, ambiziosa, che lotta e sa sfruttare la qualità dei suoi giocatori di maggior talento». Come ad esempio Muriel ed Eto’o: «Un allenatore deve saper variare vari moduli anche durante la stessa partita, fa parte del nostro lavoro. Avevamo una fisionomia ben precisa, poi il mercato di gennaio ha scombussolato un po’ le cose e c’è voluta qualche settimana per ricreare nuove alchmie». Una precisazione: «Sia chiaro: Muriel l’ho voluto fortissimamente io, era l’unica alternativa a Gabbiadini. Sapevo che potevamo rilanciarlo, siamo solo all’inizio…».

ETO’O, CROCE E DELIZIA – Diverso il discorso per Samuel Eto’o: «Eto’o non si discuteva per tutto quello che ha fatto e ha vinto. E per la classe cristallina che non conosce il tempo. Il problema era semmai la condizione fisica e la sua disponibilità a calarsi in una realtà diversa per i suoi standard come la Samp e con un tecnico esigente come me… il tempo di abituarsi e sta diventando il valore aggiunto che speravamo potesse essere». Qualche sccontro c’è stato, ma ora è tutto a posto: «Dopo la sfida di Roma in cui ha fatto anche il terzino mi ha detto sorridendo: «Mister, mi sto sacrificando come ai tempi dell’Inter…». E lo apprezzo, perché con Mourinho aveva 29 anni, ora ne ha 34».

IL MIO AMICO MANCIO – Se vincesse contro l’Inter, Mihajlovic manderebbe in crisi il suo amico Mancini: «Un amico vero sa perdonare, Mancio lo è… se dovessi batterlo, poi lo rincuorerò offrendogli una cena». Ci sarebbe bisogno di altro per superare le amarezze del tecnico nerazzurro nell’ultimo periodo: «Il percorso è forse più difficile di quanto non avesse previsto, ma Mancini ha le qualità che servono per rilanciare l’Inter. Servono tempo, pedine giuste e fiducia». Sarà il primo scontro in panchina: «Magari ci verrà da ridere. Possiamo essere avversari per 90′, ma ci lega affetto, stima e da parte mia riconoscenza. Ma domenica voglio i tre punti». Mihajlovic ha assistito a Inter-Wolfsburg: «Il gol iniziale ha condizionato la partita, l’Inter ha perso sicurezza ed è stata tutta una salita».

INTER E NEMICI – Ci si chiede se allenare l’Inter rimanga il sogno incompiuto di Mihajlovic: «Il mio sogno è vincere e affermarmi come tecnico. Poi credo che a tutti piacerebbe un giorno allenare una squadra dove si è vinto o giocato. Ma se aspettassi solo Inter e Lazio, oltre al rischio di diventare vecchio, limiterei la mia crescita di uomo e allenatore». Una volta non parlava così: «Quando ero più giovane avevo bisogno di dividere il mondo in “noi” e gli “altri”. Mi caricava. Oggi non ho bisogno di nemici. Ho 46 anni, non vivo più per esclusione, ma per accumulo di esperienze. Non rinnego nulla di ciò che ho vissuto, ma mi piace scoprire anche tutto ciò che non conosco. Niente nemici, ma le sfide sì, quelle mi esaltano sempre».

MATURAZIONE – Tuttavia, allenare nella tranquillità di Genova è stata la scelta giusta: «La Samp è casa mia, sono tornato come un figlio che doveva aiutare sua madre. Sta andando tutto bene, ma non sempre si è profeti in patria. Anzi, a volte c’è un eccesso di sentimento che può far perdere lucidità. Mentre non essere emotivamente coinvolti può farti scegliere meglio. Io mi ritengo fortunato, perché sono caldo nel cuore, ma freddo nella testa». Il Mihajlovic 46enne farebbe riflettere quello 30enne di qualche anno fa…: «Non c’è alcuna contraddizione: è lo stesso uomo, in fasi diverse. Da giocatore sei solo, puoi scegliere la bandiera. Da allenatore devi scegliere i progetti, perché non sei solo: alleni e guidi gruppi di uomini che dipendono da te, ma anche tu dipendi da loro».

FUTURO E FERRERO – Sul futuro si parla di Milan: «Il mio ragionamento vale per qualsiasi club». Però esser accostato ai rossoneri per lui dev’esser strano: «Prima era Montella, la scorsa settimana Sarri, adesso io… sono curioso di sapere chi sarà il tecnico del Milan la prossima settimana! Le voci non mi distraggono. Se poi un grande club pensasse a me, e il Milan lo è, mi farebbe piacere: vorrebbe dire che sto lavorando bene. Fino a fine stagione, però, non intendo parlare di mercato». Ferrero non vuole però perderlo: «Lui è più estroverso, ma stima e affetto sono reciproci. Abbiamo lo stesso obiettivo, la Samp in Europa. Sa che darò il 120% fino all’ultima giornata, poi parleremo di futuro. Ora battiamo l’Inter…».

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