Osti: «Allenatori Sampdoria? Giampaolo speciale. E Di Francesco...»
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Osti: «Allenatori Sampdoria? Giampaolo speciale. E Di Francesco…»

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Carlo Osti, direttore sportivo della Sampdoria, ha fatto il punto sugli allenatori avuti in blucerchiato: la sua disamina

Carlo Osti, direttore sportivo della Sampdoria, ha fatto il punto sugli allenatori avuti in blucerchiato: la sua disamina a Il Secolo XIX.

ALLENATORI – «Delio Rossi, con il quale avevo già lavorato alla Lazio, la domenica mattina scendeva a fare colazione in ciabatte e con i pantaloncini del Rimini, credo per scaramanzia. In inverno a Bogliasco calava il buio e lui era ancora lì sul campo a lavorare, la sua ricerca della perfezione era maniacale. Sinisa Mihajlovic, per festeggiare un capodanno voleva acquistare una bottiglia di magnum di champagne e io gli dissi: “Sinisa, prendiamola a Bolzaneto dove c’è un emporio he conosco bene” e lui “ma no, voglio comprarla a Cortina d’Ampezzo”. E io: “Guarda che ti costa il triplo”. E lui: “Non importa voglio fare girare l’economia del Paese”. Questa è la sintesi di Sinisa, un uomo generoso sempre pronto ad aiutare il prossimo. Walter Zenga si portò come secondo Gigi Cagni che aveva preso il brevetto di volo e un giorno disse: “Il primo charter lo piloto io…” creando il panico nella squadra. Con Marco Giampaolo io ho un rapporto speciale, non ne parlo da un punto di vista lavorativo ma umano. È un uomo ero, sincero, inattaccabile, al quale mi sento profondamente legato. Mi ricordo un viaggio fatto da Genova a Verona tutto con il finestrino abbassato perché lui voleva fumare il sigaro e su pullman della squadra non era permesso. Di Francesco arrivò ne 2019, dopo Giampaolo. Condividendo la scelta con Romei, avevo trovato l’accordo con Stefano Pioli che avrebbe rappresentato la continuità tecnica fondamentale giocando con il 4-3-1-2. Qualcun altro però scelse Di Francesco al quale con una telefonata cercai di far capire che la squadra non avrebbe potuto adattarsi al suo 4-33 e che la società non avrebbe potuto fare un mercato adeguato. Ma non lo spaventai abbastanza. Poi Ranieri, fuori dal campo un maestro di diplomazia, signorilità ed educazione, in campo un allenatore pragmatico, autorevole e carismatico. Con lui nacque subito un grande feeling. I 52 punti del suo secondo campionato sono un autentico capolavoro che non tutti apprezzarono. Infatti non venne confermato. Giochiamo con il Brescia una partita delicata. Ranieri temeva il difensore Chancellor sulle palle inattive, in settimana veva preparato la marcatura. Dopo 12′ segna proprio lui di testa, io mi giro verso Ranieri “Mister, proprio Chancellor”. E lui: “Carlo, meglio adesso che al 90esimo”. Questa è la sinstesi di Ranieri, non si abbatteva mai. Per la cronaca vincemmo 5-1».

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