Palombo su Juve-Samp: «Andiamo a giocarcela. Una volta, la Juve mi cercò» - Samp News 24
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2014

Palombo su Juve-Samp: «Andiamo a giocarcela. Una volta, la Juve mi cercò»

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E’ un Angelo Palombo galvanizzato quello che si presenta ai microfoni de “Il Secolo XIX”, anche perché sta arrivando la gara contro la Juventus. Proprio l’anno scorso, il 6 gennaio 2013, Palombo riconquistò il campo dopo esser stato a lungo escluso con Ciro Ferrara. Delio Rossi lo propose come centrale di difesa e le cose andarono piuttosto bene; oggi le cose sono cambiate. La rinascita è completa: «Eh già, non ci avevo fatto caso… quella volta da difensore, questa da centrocampista…». Quella gara fu importante per la carriera di Palombo: «Non la dimenticherò mai e non solo per la vittoria a sorpresa o per il ruolo. Ma per il periodo da cui arrivavo». Per la Samp è stato un anno difficile: «Di alti e bassi. L’inizio di questo campionato è stato difficile, non riuscivamo a fare quello che volevamo e i risultati sono venuti a mancare. Poi c’è stato il cambio della guida tecnica e stiamo attraversando un buon periodo – commenta il centrocampista blucerchiato – Siamo usciti a testa alta anche dalle due sconfitte contro Napoli e Roma».

Ci si chiede se Palombo sia un tipo da Juventus: «Se intende s epotevo giocare là, diciamo che qualche anno fa mi hanno cercato. Ma era tutto finito lì, dalla Samp non volevo andarmene – racconta curiosamente Palombo – Per il resto, nello scorso campionato siamo stati gli unici a batterla due volte, andata e ritorno. In questo abbiamo già perso a Marassi e cercheremo di rifarci a Torino, anche se mi aspetto una partita diversa da quella di un anno fa: trovammo una Juve appesantita dai carichi di lavoro della pausa natalizia, questa volta la troveremo già bella in palla». La differenza di budget tra le due squadre è notevole, perciò la vittoria bianconera dovrebbe rappresentare la normalità: «Sulla carta è così. Non ci può essere paragone: sono troppo più forti. Grandi meriti li ha anche l’allenatore, Conte, che riesce a mantenere alta l’asticella della cattiveria agonistica. Da quel punto di vista, dobbiamo imparare da loro».

Anche Mihajlovic, però, non scherza sul piano dell’agonismo: «La prima cosa sulla quale ha battuto, quando è arrivato da noi, è stata proprio quella. E in tre mesi siamo diventati un’altra squadra. Non ho mai lavorato con Conte, ma credo che ci siano delle similitudini tra lui e Mihajlovic». Con il successo contro l’Udinese, la Samp ha chiuso a 21 punti il girone d’andata. Situazione completamente diversa da quando lasciò Delio Rossi: «Esatto. Questa è una buona squadra già così. con tanti giovani e quindi si può concedere qualcosa a livello d’esperienza. Aumentano le responsabilità degli “anziani”, è giusto così – ragiona Palombo, dal 2002 alla Samp – Se continueremo così, credo che potremo salvarci bene. Però non dobbiamo abbassare la guardia, ci impeghi un attimo a ritrovarti nelle difficoltà. Ora va bene, ma sappiamo che arriveranno periodi meno favorevoli e dobbiamo essere bravi a gestirli. Ci stiamo preparando».

Magari la rinascita di Palombo gli ha fatto cambiare idea anche sulle prospettive per il suo futuro: «Vorrei continuare così e ancora meglio. Fisicamente non ho mai avuto dubbi, anche quando non giocavo. E la fiducia in me stesso non l’ho mai persa. Certo, mi ero posto delle domande e per carattere sono portato a pensare troppo. Ora ho imparato a pensare di meno, mi logoro meno – commenta Palombo, 32 anni e da quasi 12 alla Samp – scindo più da uomo le situazioni. Ho imparato a gestirle. Se qualcuno si dimostrerà più bravo di me, gli stringerò la mano. Altrimenti sono pronto a dare “battaglia” ogni partita. E questa non è una rivalsa, perché a 32 anni non ho da prenderne verso nessuno».

Ricordando la partita con l’Atalanta, si ricorda quel suo gesto che zittì i tifosi, forse perché le aspettative su Palombo sono alte: «I fischi a volte sono dovuti proprio alle aspettative. E penso che se i tuoi tifosi non ti considerassero, sarebbe peggio. Si aspettano tanto da me, è giusto. Quella volta non fischiarono solo me, ma anche altri compagni come Pedro. E mi permisi di fare quel gesto perché quel momento era molto delicato – ricorda il centrocampista blucerchiato – E’ stata una cosa nata e finita lì. Io non porto rancore e non penso che qualcuno li porti a me. Chi viene allo stadio a tifare per noi sopporta anche degli enormi sacrifici, anche economici. E se lo ritiene, è giusto che fischi. Era il momento, quella volta, che non era giusto».

Qualcuno ricorda come Palombo sia tornato quello di una volta e forse al giocatore dà fastidio: «…se si guardano le prestazioni può essere giusto. Però bisognerebbe valutare momenti e situazioni. Io non sono Messi, che posso decidere le partite in ogni momento. Io vivo i momenti della squadra, vado meglio se sono belli, vado peggio se sono brutti. E nell’arco di una carriera ci può stare la stagione-no». Intanto sabato si va a Torino: «Con il massimo rispetto, ma senza paura. Che non significa essere arroganti o stupidi, ma consapevoli. Noi dovremo giocare al massimo e non sbagliare niente -chiude Palombo – Loro non dovranno essere al massimo e concedere qualcosa. E allora vediamo come va a finire».

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