Paolo Mantovani: l'emozionante ricordo di Marino Bartoletti
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Paolo Mantovani: l’emozionante ricordo di Marino Bartoletti

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Il giornalista Marino Bartoletti ha ricordato con un lungo post su Facebook l’ex presidente della Sampdoria Paolo Mantovani

Il giornalista Marino Bartoletti ha dedicato un toccante pensiero alla memoria dell’ex presidente della Sampdoria Paolo Mantovani: «Io, nel mondo del calcio, un presidente così non l’avevo mai conosciuto. Né l’avrei conosciuto più. Paolo Mantovani, fra due giorni avrebbe compiuto 90 anni. Se n’è andato che ne aveva poco più di 60. Dubito che un altro dirigente nella storia del calcio mondiale abbia fatto in un arco di tempo (purtroppo così breve, poco più di una dozzina d’anni) quello che ha fatto lui. Se avesse vinto la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona (e poteva farcela, e lo meritava) persino la leggenda del Nottingham Forest sarebbe impallidita. Quando pensi alla classe pensi a lui; quando pensi alla correttezza pensi a lui; quando pensi alla capacità di esserti amico pensi a lui; quando pensi al dono di mantenere la parola data pensi a lui; quando pensi all’imprenditorialità del calcio applicata attraverso criteri (umani) unici pensi a lui; quando pensi alla durezza coniugata con lo stile pensi a lui (solo i grandi uomini sanno coltivare il piacere sottile e intenso di non voler piacere a tutti).

Mantovani non è stato un presidente-padrone: è stato un presidente-padre. Chiedere per informazione a tutti i giocatori-figli che ha voluto, cresciuto e fatto diventare uomini. Era persino riuscito – caso rarissimo nel calcio italiano – ad educare i suoi ultras (che pure rispettava al punto da abbassare il prezzo dei biglietti se la squadra giocava male) Io da lui ho ricevuto prove di affetto irripetibili. Affetto che ho sempre ricambiato. Mi commosse, sette anni, il fatto che i suoi figli (che per me continuano ad essere quattro a dispetto della recente crudeltà del destino) chiesero a me di condurre la giornata che gli venne dedicata a Palazzo Ducale per il ventennale della sua scomparsa. I giocatori del Grande Miracolo vennero da tutte le parti (Vialli da Londra, Mancini da Istanbul…): mancava solo Boskov che ormai viveva nel mondo ovattato di un tramonto che non meritava.

Potrei citare cento episodi della nostra amicizia. Ne cito uno solo: il giorno in cui la Sampdoria fece il passo decisivo per la conquista del campionato vincendo a San Siro contro l’Inter venne apposta a Milano per me che allora conducevo Pressing. Apposta! Partendo la sera da Genova. Nel senso che non era neanche stato alla partita. In diretta gli consegnai una maglia della Samp e uno scudetto, sfidando la scaramanzia: lui ce lo appiccicò sopra senza esitazioni. E sarebbe stato l’unico. E sarebbe stato l’ultimo: sia della Sampdoria che del calcio italiano a dimensione umana. Mantovani affermò il diritto di vincere anche dell’Altra Metà del Cielo. Mantovani è stato l’Uomo dei Sogni Realizzabili. E realizzati! Il giorno del suo funerale c’erano 40.000 persone. Per suo desiderio lo accompagnò un’orchestra jazz che lui aveva conosciuto ed amato a New Orleans, la “Heritage Hall Marching Band” che suonò “What a friend we have in Jesus”(“… Is there trouble anywhere?\We should never be discouraged”: C’è un problema da qualche parte? Non scoraggiamoci mai!). Io, nel mondo del calcio, un presidente così non l’avevo mai conosciuto. Né lo conoscerò mai più».

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