Pecini: «Sampdoria casa mia. Mio padre? Come prendere Mbappé»
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Pecini: «Sampdoria casa mia. Mio padre? Come prendere Mbappé»

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Sampdoria, il capo dello scouting Pecini: «Mi sento come a casa. Portare qui mio papà sarebbe come comprare Mbappé»

Tornato alla Sampdoria dopo una breve parentesi all’Empoli, Riccardo Pecini ha ripreso in mano lo scouting dei blucerchiati. Intervistato da La Repubblica, il dirigente doriano ha raccontato il suo mestiere e svelato un sogno nel cassetto.

SAMPDORIA«È la mia squadra, la sento come la mia casa. Esistono poi delle contingenze e ritengo che cambiare possa servire a crescere. Ragiono spesso di pancia e questo ha pro e contro».

METODOLOGIA – «Non ci muoviamo su segnalazione degli agenti. Cerchiamo di individuare tornei dove il marchio Sampdoria possa creare appeal. Sono fondamentali le risultanze sul settore giovanile. Dopo la pianificazione andiamo sui campi. Un calciatore viene visto dalle cinque alle dieci volte da almeno tre scout, compreso il sottoscritto e il direttore Carlo Osti. In questo modo abbassiamo la percentuale di errore. L’allenatore conta relativamente, un buon giocatore può non rientrare nei canoni del tecnico. Per questo le società migliori come Barcellona, Ajax, Red Bull e Dinamo Zagabria sono quelle con un progetto duraturo».

MERCATO ESTERO – «Francia e Croazia sono terreni molto battuti, ma si trovano talenti non ancora sbocciati e accessibili. Abbiamo sette scout per la prima squadra in Italia e tre residenti all’estero. Lo straniero ha più mercati di riferimento in uscita e permette una maggior differenziazione nel percorso di formazione». 

NON SOLO TALENTO – «Bisogna conoscere le caratteristiche umane oltre al bagaglio tecnico. Abitudini personali, attitudini, dedizione al lavoro, intelligenza. Non si può non conoscere la famiglia e l’entourage. Nella scelta, ovviamente, c’è sempre il motivo tecnico, mentale e culturale. Quello finanziario è alla base di tutti i ragionamenti».

DNA – «Mio papà è stato un pioniere di questo lavoro, lo seguivo sui campi di tutte le categorie, da Avezzano fino a San Siro. Portarlo alla Sampdoria sarebbe come prendere Mbappé. La passione era nel dna e, mentre studiavo, ho avuto la fortuna di iniziare a collaborare con il Parma».

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