Platt: «Tante squadre, nessuna come la Sampdoria»
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Platt: «Nessuna come la Sampdoria. Sul no al Genoa e Mancini…» – VIDEO

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David Platt, ex centrocampista della Sampdoria, ha ricordato il suo trascorso in blucerchiato: le dichiarazioni

Dopo l’omaggio sotto la Gradinata Sud prima del match contro l’Inter, David Platt si è concesso ai microfoni del club blucerchiato per raccontare il suo legame con la Sampdoria. Ecco quanto dichiarato dall’ex centrocampista inglese.

RICORDI«Ho giocato per tante squadre nella mia carriera, buone squadre e belli ambienti. Ho bei ricordi di tutte, ma qui è stato qualcosa in più. Ho fatto i migliori anni della mia vita. Quando sono andato via non volevo, ma la Sampdoria ha ricevuto un’offerta molto buona. A 29 anni però avevo pensato che avrei voluto ritornare a giocare in Inghilterra e vincere quanto più possibile, ho parlato con il presidente e per la Sampdoria è stata una cosa giusta, guadagnare i soldi della mia cessione e iniziare un altro ciclo. Sono arrivato in un momento giusto e sono partito nel momento giusto, ma con rammarico».

ARRIVO ALLA SAMPDORIA«Già dall’Aston Villa la Sampdoria mi ha cercato. Dopo i mondiali del ’90 in realtà anche il Genoa mi aveva cercato, ma non sono andato. C’era questa voce che la Sampdoria mi voleva. Sono andato al Bari e poi ho ricevuto la chiamata di Roberto Mancini, mi ha detto: “Hai la scelta tra quattro squadre, ma devi venire qui”. C’era anche la Juventus e ho scelto di andare lì, non è andata bene. Avevo un infortunio al ginocchio, ho giocato da regista. Alla fine ho lasciato la Juventus. C’erano delle offerte dall’Inghilterra, ma io non volevo tornare là. Mancini ha rotto le scatole a Mantovani. Il mio procuratore è andato a bussare alla porta del presidente dicendo che volevo venire alla Sampdoria. Fin dal primo giorno ho capito che alla Sampdoria era un’altra cosa: tifosi, squadra, ambiente. Era una cosa incredibile. Le partite volavano, ci divertivamo in maniera incredibile».

DOPPIETTA«Mi ricordo tutti i gol. Quello più bello in rovesciata. Mi ricordo quando abbiamo perso la semifinale di Coppa delle Coppe. In quel periodo abbiamo perso diverse partite ed era difficile per la squadra. Mancini ha ricevuto una lettera dal capo degli Ultras che annunciava i fischi con l’invito di venire a fare il riscaldamento sotto i tifosi. Poi durante la partita avrebbero sostenuto la squadra e ci hanno sostenuto. Giocavamo contro una squadra già retrocessa e perdevamo 1-0. Gli ultimi minuti abbiamo conquistato un rigore, che ho segnato, poi ho raddoppiato e abbiamo vinto. È stato incredibile. Il capo della polizia è venuto dopo la partita negli spogliatoi a richiamarci perché i tifosi non volevano andarsene. Non era il gol, ma era tutta la settimana e tutta la scena. Trovatemi un’altra società dove succedono cose così. È una cosa che non si crede».

COPPA ITALIA«All’inizio la Coppa Italia non sembra importante, poi quando arrivi ai quarti lo diventa. Mi ricordo con lo 0-0 ad Ancona e poi la festa che c’è stata a Genova. Alzare la Coppa in campo è stato bellissima. Ho riquadrato la maglia non lavata per non cancellare quella memoria».

ALLENATORE«Era un momento difficile in squadra. Eravamo in zona retrocessione, c’era un nuovo ciclo. Lo spogliatoio era un po’ in tensione. Avevamo già parlato con il presidente. È accaduto troppo presto. Pensavo: con tutti questi problemi, con la stampa, giustamente ci sono delle regole da rispettare e io non avevo il patentino. Si diceva che non potessi andare in campo e negli spogliatoi. Io ho pensato: faccio il mio lavoro e vado avanti. Dopo due mesi sono tornato dal presidente a dirgli che in una situazione del genere c’era il rischio di retrocedere e che forse per la Sampdoria era meglio che io andassi via. Questo per non dare alibi agli altri giocatori. È stato un rammarico».

TIFOSO«Sono rimasto tifoso di tutte le squadre in cui ho giocato. Seguo sempre la Sampdoria. Quando sono tornato ieri sera, con mio figlio, il calore dei tifosi mi ha troppo emozionato. Il pensiero è quanto ti manca ancora dopo 30 anni. È stata una bella cosa e ora dovranno passare altri dieci anni per superare questa emozione incredibile»

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