Ripresa Serie A, Nicchi: «Gli arbitri sono più a rischio di tutti»
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Ripresa Serie A, Nicchi: «Gli arbitri sono più a rischio di tutti»

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Il presidente dell’AIA Nicchi preoccupato dalla ripresa del campionato: «Gli arbitri sono i più a rischio»

Il presidente dell’AIA Marcello Nicchi, ha affrontato le tematiche relative alla ripresa del campionato italiano: «Il momento è particolarmente difficile, non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione del genere, passare le giornate a lavorare in video-conferenza davanti al pc e al telefono per portare un sorriso, un abbraccio e un incoraggiamento a questi ragazzi chiusi in casa, che stanno rispettando alla grande le direttive varie. Studiano, si preparano, si allenano con i programmi che gli abbiamo forniti: video-quiz e preparazione. Hanno voglia di tornare presto all’attività, ma credo che servirà un po’ pazientare. Prima di tutto vorrei manifestare vicinanza alle famiglie dei tanti defunti portati via da questo mostro di virus», precisa a TMW Radio.

«Anche la nostra associazione non è rimasta indenne, abbiamo perso dieci persone. Bisogna tutti essere cauti, riflessivi, senza farsi prendere da sconforto e facili ottimismi. La situazione è brutta, complicata e difficile. Come tutti auspichiamo un giorno, chissà quando e lo deciderà chi è addetto alla salute, di tornare alle nostre attività. Quando lo sport ripartirà tutti dovranno capire che la componente arbitrale sarà da attenzionare, perché siamo quelli più a rischio. Non abbiamo solo la A, la B, la C… Ci preoccupano di più le realtà dilettantistiche. Il rischio ancora è alto, gli arbitri si muovono in tutta Italia tramite treni, stazioni ed entrano in contatto con tanta gente che non conoscono. Chiediamo tutela: non vogliamo fare gli eroi, ma neanche i piagnoni. Ci devono essere le condizioni e di questo ne parleremo. Bisogna valutare giorno per giorno. Potrebbe accendersi una luce, ma rimanere anche tenue. Siamo pronti, abbiamo la borsa con quello che serve, ma prima di mandare i ragazzi in campo, dobbiamo accertarci che ci siano le condizioni».

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