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Samp, la Serie A ti invidia: sei la regina dei rigori

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La Sampdoria guida la speciale classifica dei rigori a favore: sono ben otto le massime punizioni concesse ai blucerchiati in questo campionato

Il campionato in corso sta aiutando la Sampdoria a sfatare un mito che perdura da diversi anni. Non parliamo dell’ormai celebre crollo di primavera – nonostante la sconfitta con il Frosinone i blucerchiati si sono rimessi in carreggiata con i tre punti di domenica scorsa e possono ancora dire la loro per un posto in Europa -, ma dei pochi rigori ottenuti nell’arco di un campionato. Sì, perché con quello segnato da Fabio Quagliarella contro il Cagliari sono ben otto i tiri dagli undici metri dei quali ha beneficiato la squadra di Marco Giampaolo, un dato che pone la Samp in cima alla classifica delle squadre che più hanno goduto delle massime punizioni.

Otto rigori decretati, dei quali sei segnati: l’unico penalty pesante sbagliato è quello della sfida di andata contro i sardi, neutralizzato da Alessio Cragno a Dawid Kownacki a tempo quasi scaduto. Il secondo è stato sbagliato da Quagliarella nella sconfitta interna contro il Torino, anche se, come ricorderanno i tifosi doriani, l’attaccante riuscì poi a segnare sulla respinta di Salvatore Sirigu. Come dicevamo, la Sampdoria guida la classifica dei rigori a favore distanziando di ben due lunghezze la Juventus e di tre Sassuolo, Chievo, Udinese e Fiorentina.

Un dato in netta controtendenza con le precedenti stagioni dato che, come ricorda Il Secolo XIX, negli ultimi dieci anni i blucerchiati hanno beneficiato di soli quarantanove rigori, meno di cinque a stagione. Lo scorso anno i penalty guadagnati furono otto, in questa stagione Quagliarella e compagni hanno ancora tredici partite per incrementare il bottino. Mito sfatato dunque, nel senso che se c’è da fischiare un rigore alla Samp, lo si fischia – al netto di errori clamorosi come quelli non assegnati a Roma per fallo di Kostas Manolas su Gaston Ramirez e in casa contro il Torino per fallo di Ola Aina su Dennis Praet. Merito, naturalmente, di un maturità diversa da parte della squadra, abituata ormai, a volte anche esageratamente, a cercare il dialogo palla a terra e, come si dice spesso, “ad entrare in porta con il pallone”.

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