Editoriale

Non chiamatelo turnover

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Il finto turnover stupisce ancora e conferma la teoria di Giampaolo: non esistono riserve, sono tutti titolari. La dimostrazione è la partita contro il Chievo

Il turnover non esiste. O meglio, non è altro che un semplice tentativo di giustificare preventivamente un fallimento. Una sorte di espediente che non appartiene a Marco Giampaolo, fautore del concetto del «sono tutti titolari»: una rosa è formata da undici calciatori più adatti all’occasione e altri invece, costantemente a disposizione, pronti a subentrare nel momento del bisogno. È questo l’elemento cardine su cui si basa la costruzione dell’identità di gruppo tanto ricercata e finalmente raggiunta dal tecnico della Sampdoria. Non sazio delle lezioni morali da impartire ai suoi oppositori, Giampaolo ha saputo nuovamente passare dalla teoria alla pratica in novanta minuti. Galeotto fu il Boxing Day della 18a giornata di Serie A.

La partita infrasettimanale contro il Chievo è la chiara dimostrazione dell’infondatezza del turnover. Gli strascichi della dispendiosa trasferta di Empoli e le numerose energie fisiche che verranno impiegate contro la Juventus hanno obbligato l’allenatore doriano a effettuare qualche cambio rispetto alla consueta formazione iniziale. Tre, per la precisione: Omar Colley, Riccardo Saponara e Gianluca Caprari rispettivamente al posto di Lorenzo Tonelli, Gaston Ramirez e Gregoire Defrel. Si pensava a una partita incolore, che sarebbe stata sacrificata per preservare ogni sforzo e avrebbe determinato un nuovo calo delle prestazioni. Nonostante un primo tempo privo di emozioni, l’involuzione non c’è stata.

Caprari non ha sfigurato e Colley si è rivelato essere un difensore di enorme qualità. Defrel sta cercando di riacquisire la forma migliore dopo l’infortunio, ma sarebbe la prima scelta, e Sala lascerà il posto al rientrante Bartosz Bereszynski malgrado stia meritando la maglia da titolare. L’unica pecca è stata la deludente prova di Saponara, sostituito da un Ramirez capace di archiviare al più presto la pratica Chievo indossando i panni di assist-man e goleador. Ciò conferma la tesi di Giampaolo: l’alternanza di pedine poste sul medesimo piano garantisce un ricambio continuo e non muta il reale valore della squadra. Il cosiddetto turnover, così come noi lo intendiamo, c’è stato e non c’è stato. C’è stato fisicamente sul campo, non nell’ideologia di Giampaolo.

All’abilità del tecnico di gestire un’ampia rosa e stimolare ciascun calciatore settimana dopo settimana, si aggiunge l’ottimo lavoro svolto sul mercato dalla dirigenza. Una sinergia che fino a qualche mese fa, sebbene ci sia sempre stata sintonia tra le parti, non sembrava poter esaudire ogni desiderio. Di conseguenza, non chiamatelo turnover.

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