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Ventura, l’Italia come la Sampdoria: un deludente fallimento

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Ventura, il fallimento dell’Italia ricorda, mutatis mutandis, il fallimento alla guida della Sampdoria: i sentimenti hanno tradito il tecnico

Il pareggio a reti bianche di ieri sera a Milano ha condannato l’Italia a non partecipare al Mondiale in Russia che si terrà a giugno, un risultato sportivo piuttosto drammatico che, inevitabilmente, getta sul banco degli imputati Gian Piero Ventura. Per il tecnico genovese l’accusa è quella di non essere riuscito a creare la giusta amalgama tecnica fra i giocatori: l’impressione principale, per chi ha visto le partite della Nazionale soprattutto dopo la sonora sconfitta di Madrid contro la Spagna, è stata quella di un gruppo di giocatori certamente volenterosi e dotati di buone capacità tecniche, ma non coesi, mancanti di un’idea di gioco, idea che sarebbe stato compito dell’allenatore imprimere agli Azzurri. Normale dunque che, al di là delle responsabilità dei giocatori, il primo a pagare sarà Ventura.

Una situazione, questa, che fatte le dovute proporzioni ricorda un lontano campionato di Serie B della Sampdoria, a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio. Nella stagione 1999/2000, infatti, Ventura fu scelto dalla società blucerchiata per guidare la squadra in Serie A, una squadra costruita per stare ai vertici della cadetteria. Il tecnico nativo di Cornigliano, però, concluse l’annata al quinto posto, mancando la promozione: una delusione enorme, per un allenatore che non aveva mai nascosto la sua simpatia per i colori della Sampdoria. In quel caso, come per l’Italia oggi, fu probabilmente quel surplus di emotività a tradire l’allenatore: allenare la propria squadra del cuore e la Nazionale sono compiti che richiedono una capacità di astrazione dal contesto che si ha intorno, di resistenza alle pressioni e di azzeramento delle emozioni che non tutti possiedono. Il rischio, in questo caso, è quello di venir travolti dalle proprie responsabilità per la volontà di strafare, di non trovare più il bandolo della matassa, come successo a Ventura prima a Genova e poi da ct azzurro. Due esperienze importanti, forse quelle potenzialmente più importanti per l’allenatore genovese che, tradito dai sentimenti, non ha saputo reggere al peso dell’incarico per il quale era stato designato.

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