Villar: «Volevo la Sampdoria. Giampaolo? Farò grandi cose»
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Villar: «Farò grandi cose con Giampaolo. Volevo solo la Sampdoria»

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Gonzalo Villar, centrocampista della Sampdoria, ha fatto il punto sul suo ambientamento in blucerchiato: le sue parole

Gonzalo Villar, centrocampista della Sampdoria, ha fatto il punto sulla prima settimana in blucerchiato. Le sue parole in vista della Juventus a Il Secolo XIX.

SAMPDORIA«Mi sento molto bene e sono molto felice per come la squadra mi ha accolto. In questa Sampdoria ho trovato lo stile di gioco che si addice meglio alle mie caratteristiche. Dopo solo un paio di allenamenti mi sono sentito già inserito nel modulo di Giampaolo e sì, mi sento pronto anche per scendere in campo. Quando lui vorrà».

CONDIZIONE FISICA«Peraltro mi sono allenato forte anche nel periodo delle vacanze, appoggiandomi allo staff fisico del tennista Carlos Alcaraz, mio amico, siamo entrambi di Murcia. Ogni giorno mi sento un po meglio, sto trasformando e plasmando il mio fisico sempre un pochino di più».

CARATTERISTICHE«Secondo me ogni calciatore ha il suo dna. Gli attaccanti pensano a “spaccare” la porta e magari appena gli si presenta l’occasione tirano, senza curarsi del compagno meglio piazzato. Ci sta. Rientra nella natura. A me succede invece di sentirmi bene nel leggere e nel condurre il gioco, nell’essere più che si può al centro della partita. Ricevere la palla, darla di prima, in velocità».

GIAMPAOLO«Mi sento adatto al cento per cento al modulo di gioco di Giampaolo. Penso di poter fare grandi cose con lui e con la squadra. In passato mi è capitato di essere stato costretto per richieste tattiche a trasformare il mio gioco anche radicalmente. Ho dovuto fare diverse volte le cose nelle quali non sono bravo. Ora voglio, ho cercato, una situazione adatta a me. Sono venuto per dare una mano, ricevere una mano e rialzarmi dopo l’ultima stagione, che tra Roma e Getafe è stata per me molto deludente».

SAMPDORIA NEL DESTINO – «Ma devo ringraziare il ds Faggiano, che mi è sempre stato “dietro”. Mi ha chiamato spesso, facendomi sentire importante. E sentire la fiducia di qualcuno che ti vuole fortemente è fondamentale. La Samp era nel mio destino. E se il mio nome è stato accostato a altre squadre (Monza, Marsiglia e non solo), il mio desiderio è sempre stata la Samp. Un po’ per il gioco di Giampaolo, un po’ per tutto. Sarei venuto anche prima, ma si dovevano mettere daccordo Samp e Roma».

INIESTA COME GUIDA«Ma non per dire che voglio diventare come loro. Sono grandi calciatori, ma voglio essere me stesso e ogni giorno un pochino migliore del precedente. Ho fiducia nelle mie qualità. Sono passato dalla seconda divisione spagnola alla A. Occasione per mettermi alla prova, crescere».

UNIVERSITA’ «L’anno che sono arrivato in Italia ho giocato molto e poi ho preso anche il Covid e ho perso un po’ di tempo con i libri. Sono al quarto anno, se lo faccio bene posso finire. Il tempo poi è tiranno. La sera a casa faccio sempre un supplemento di allenamenti, nella mia palestra. E poi la tentazione della Playstation è spesso irresistibile. Però quando si avvicinano gli esami mi viene l’ansia e mi metto a studiare… La mia università è a Murcia, l’Ucam. Gli esami sono in presenza. A Roma venivano i professori da Murcia. Qui a Genova non so ancora».

TENNIS«Mi è sempre piaciuto, in estate facevo sempre due settimane di lezioni. Ma non c’è mai stata una competizione con il calcio. Sono più bravo con i piedi. Con Alcaraz ci sentiamo spesso, ci confrontiamo sulle nostre esperienze. Ci sono similitudini tra calcio e tennis, soprattutto a livello mentale. Un alternarsi di alti e bassi, tra sconfitte e vittorie, periodi in cui non riesci a dare il tuo massimo e altri più favorevoli. Lui è venuto a vedermi una volta all’Olimpico. Io l’ho visto a Milano al Next Gen, al Masters 1000 di Madrid e al torneo Atp di Barcellona. Ha sempre vinto. Penso che lui e Sinner siano il futuro del tennis. Mi piacerebbe però un giorno incontrare Nadal».

RELIGIONE«Da quando ero piccolo i miei genitori mi hanno insegnato a vivere nella fede. Ho pregato di diventare un calciatore, prego di essere ogni giorno un uomo e un professionista migliore. Mi rende più tranquillo e sereno sapere che c’è qualcuno più grande di noi che ci dà una mano in tutti i momenti della vita. Belli e brutti. Vado in chiesa, prego, mi confesso, faccio la comunione, e sto bene. Poi ognuno fa quello che si sente. Anche il circolo dei miei amici dell’infanzia è di impronta cristiana. Si cerca di essere delle brave persone. Qui a Genova ho visto che ci sono diverse chiese vicino a casa mia».

ROMA«A Roma ho provato la sensazione di passare da 100 a 0 e di perdere la fiducia. Da essere nel giro dei titolari (con Fonseca) e di disputare un buon Europeo Under 21 a non giocare per 22 partite di fila (con Mourinho). Mi è sembrato un po’ “strano”. Capisco che nel calcio a uno piace di un gioco, a altri un altro. Me la sono spiegata così. Io anche quando non giocavo ho sempre dato il massimo, ho sempre rispettato i compagni, non ho mai fatto polemica, aspettando un’opportunità mai arrivata. La scelta di andare a Getafe a gennaio si è rivelata affrettata e sbagliata, perché non era una squadra adatta alle mie caratteristiche, ma sentivo di dovere allontanarmi da quella Roma. Non da Roma».

JUVENTUS«Contro i bianconeri ho giocato la mia seconda partita da titolare con la Roma e abbiamo vinto. Poi ho rigiocato unaltra volta e abbiamo perso, immeritatamente. Ha deciso uno dei soliti gol di Ronaldo… Come la vedo, con l’Atalanta se non ci annullavano ingiustamente il gol di Caputo la partita poteva prendere una piega diversa. Dobbiamo avere in testa la vittoria, altrimenti cosa facciamo tutti i giorni a Bogliasco? Nel calcio di oggi non ci sono poi tante differenze tra le “big” e le altre e i risultati a sorpresa sono sempre più frequenti».

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