Viviano: «Neanch'io mi aspettavo un inizio così buono. Per molti ero da pensione» - Samp News 24
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2014

Viviano: «Neanch’io mi aspettavo un inizio così buono. Per molti ero da pensione»

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Emiliano Viviano è in questo momento uno dei portieri meno battuti della Serie A. Anzi, leggendo le statistiche relative alle parate fatte, c’è da star tranquilli. Sono 14 in sei gare. Nello stesso numero di partite, solo Buffon della Juve e Rafael del Verona han fatto meglio: «Ma il Verona ha preso tre gol in più di noi…». Sono bei numeri: «Sì, anche se secondo me l’anno della Fiorentina (2012-13, ndr) erano ancora più belli. Giravamo bene». Ci si chiede se ricorda tutti i 14 tiri: «Ma no… o meglio, se mi ci metto sì. Mi ricordo tutto io». Del resto, i pericoli sono stati concentrati: «E già, contro Palermo e Atalanta nessuno. Contro il Sassuolo, nel secondo tempo, abbiamo sofferto. E un po’ con il Chievo».

ATTESA E CONTROLLO – Forse brucia ancora quel gol preso da Paloschi: «Sì. E sono convinto che se fossimo stati sullo 0-0 o sull’1-0, non l’avremmo mai preso. Questione di concentrazione. Lui poi l’ha presa bene, da sotto. Io ero un paio di metri fuori, ma dove dovevo essere: è andata così. In ogni caso io sostengo che il portiere non è solo parate». Per il resto del tempo si controlla la situazione: «Cerco di limitare al massimo le parate. Attraverso l’atteggiamento, la posizione, i suggerimenti alla difesa, l’accorcio sugli spazi. Le uscite – racconta Viviano ai microfoni de “Il Secolo XIX” -. Ogni uscita mancata è un potenziale tiro in porta, lo sapete?». Infatti Viviano esce molto: «Arrivo là dove moltissimi altri non arrivano: mi prendo le mie responsabilità».

ABITUDINI ITALIANE – Il quotidiano genovese prova l’accostamento con Manuel Neuer: «Lo considero uno dei migliori portieri al mondo. Le qualità individuali fanno tantissimo, ma fanno tanto anche le caratteristiche di squadra. Le uscite di Neuer fanno parte della tattica. Si è parlato giustamente molto di lui. Ma aggiungo che la critica del rischio segue parametri diversi all’estero rispetto all’Italia. Se Neuer fa tre paratone e un errore, diranno che Neuer ha fatto tre paratone e un errore. Qui da noi si tende subito a mettere l’errore davanti a tutto».

TEMPO LIBERO – Tanto il “tempo libero” tra i pali per Viviano, che comunque si fa trovare sempre pronto: «Certo, mi trovo in una posizione esclusiva dalla quale ho una lettura molto personale della partita. Una posizione privilegiata: fra un po’ mi faranno pagare il biglietto. Penso sempre a come siamo messi, a dov’è la palla, quando stiamo attaccando mi immagino come e dove si potrebbe eventualmente sviluppare una ripartenza degli avversari. Se fai il portiere, il cervello non lo stacchi mai. Si dice che i portieri siano un po’ folli e molto probabilmente è vero. Ma la follia va di pari passo con l’intelligenza. E in più il nostro ruolo riduce quasi allo zero il nostro margine d’errore. Non c’è vento, rimbalzo o sole che tenga: siamo gli ultimi prima della porta. Siamo folli e affamati, per citare Steve Jobs».

PARTENZA STUPEFACENTE – Dopo un anno d’inattività all’Arsenal, forse Viviano si è anche stupito di sé stesso: «Una partenza così non me l’aspettavo nemmeno io. Quando – come è capitato a me – stai quasi un anno e mezzzo sensza giocare, per quanto tu possa esser forte e avere autostima, qualche dubbio ti viene fisiologicamente. Le insicurezze emergono e qualche domanda te la fai. Volevo vedere, capire se potevo ancora starci. Mi pare di sì… certamente devo ringraziare tecnico e compagni, che mi hanno trasmesso grande fiducia. E poi questo nostro fortissimo assetto difensivo. Non ho rivincite da prendermi con nessuno, però nel nostro calcio si fa presto a finire nel dimenticatoio. Sembrava che fossi andato in pensione…».

NAZIONALE E DETTAGLI – A questo punto i numeri sono da nazionale, anche perché Viviano fa meglio di Perin: «Sto lavorando moltissimo, anche sui dettagli. Perché a questo livello di professionismo fanno la differenza e devi cercare di guadagnare qualcosa un po’ su tutto, ad esempio sulle uscite. Io poi conosco tutte le realtà di classifica: ho lottato per non retrocedere con il Bologna e sono arrivato anche in nazionale. E più sali di livello, più l’asticella si alza. Comunque…». Viviano chiude con una precisazione: «Non mi dispiace esser impegnato poco la domenica. Perché mi considero un portiere essenziale: meno faccio, meglio è. Non mi piace dare spettacolo. Se poi qualcuno dice o pensa che non sono bello a vedersi, pace. Meglio la sostanza della forma. O no?».

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