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2015

Zenga: «Felice se la Samp otterrà grandi risultati»

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Neppure la prima sconfitta sulla panchina dell’Al Shaab ha fatto dimenticare a Walter Zenga la negativa esperienza alla guida della Sampdoria. L’ex tecnico doriano, infatti, è tornato ai microfoni di Radio Sportiva degli elementi chiave che lo hanno portato all’esonero: «Nel momento in cui si inizia un cammino con un solo anno di contratto si sa che le cose non possano andare bene. Rifarei la scelta anche se non c’era feeling con l’ambiente, perché è un posto bello fatto di tifosi che amano la squadra».

 

Continuando il discorso circa il suo allontanamento dalla squadra: «La sconfitta col Vojvodina ha influito molto, però bisogna dire che non è stata una facile preparazione. Zukanovic, Muriel e Soriano sono arrivati il 15 luglio, Fernando ed Eder non giocavano una partita da tempo. Ci sono poi stati problemi intestinali per alcuni e Ferrero mi faceva vedere i messaggi dei tifosi che non mi volevano. Mi dà fastidio si metta in discussione la mia professionalità, perché è giusto chiamare il professor Bartali e chiedergli se la preparazione fosse errata. Parliamo pure di Zenga che non piaceva alla gente, ma non andiamo dietro a dettagli senza una logica. I rapporti finiscono, la vita va avanti. Sono sempre stato abituato a rialzarmi, con sorriso e serenità, nonostante il passato non sia stato bellissimo. Sarei felicissimo se la Samp riuscisse ad ottenere grandi risultati, se lo merita».

 

Tra le note positive, da sottolineare, ci sono gli esordi di alcuni giovani: «Alla Samp mi hanno chiesto la stessa cosa di Palermo, dove avevo fatto bene in un anno e mezzo. La parte sinistra della classifica, il capocannoniere e i giovani da lanciare tra cui Pedro Pereira, Ivan, Correa. Avrei anche lanciato Bonazzoli, ma mi sono ritrovato una squadra arrivata ottava e mi è stato chiesto di fare un punto in più. Magari non ci arrivavo».

 

E, su tutte, l’accusa di non aver un gioco organizzato in campo: «Cosa significa divertirsi? Fuori casa non eravamo brillantissimi, anche se l’anno prima era la stessa cosa. In casa, però, abbiamo fatto bene e uno deve adattare la rosa alle esigenze e la mia era vincere. A volte si vince giocando malissimo, a volte dominando come contro l’Inter non ci si riesce. Alcuni adattano la rosa alle esigenze della squadra, altri impongono il loro credo a discapito della rosa che hanno».

 

Finalmente chiarita la questione legata a Cassano: «Perché tutti ne parlano come se fosse un demone? Si è allenato bene, sempre. Io lo vedevo in allenamento e magari non lo ritenevo pronto per giocare delle gare di fila. Il fatto stesso che mi abbia espresso il suo disappunto su come stava, forse dice che avevo ragione. E’ uno che può fare la differenza, con Montella la farà».

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