Damsgaard: «Felice della Sampdoria. Ranieri mi ha spiegato una cosa»
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Damsgaard: «Soddisfatto della Sampdoria. Ranieri mi ha spiegato una cosa»

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Dalla scelta della Sampdoria all’importanza di Ranieri: Damsgaard si racconta tra passato, presente e futuro

Mikkel Damsgaard si racconta in una lunga intervista a Sportweek. Dalla scelta della Sampdoria al ruolo fondamentale di Claudio Ranieri: le parole del centrocampista blucerchiato.

CARATTERE – «Non sono uno che si lamenta o che urla in campo, ma mi piace essere propositivo, dire la mia per aiutare la la squadra a fare sempre meglio».

RANIERI – «È stato fondamentale per velocizzare il mio ambientamento nel calcio italiano. Mi ha aiutato tantissimo. È un ottimo allenatore e una persona con la quale ci si può confrontare. Lui mi ha spiegato quanto sia importante vincere, e come. Mi ha fatto capire che ci sono partite in cui è necessario vincere, non importa come, e altre in cui puoi pensare di più alla qualità del gioco. Cambia l’approccio alla partita stessa».

SAMPDORIA – «Avevo bisogno di fare un passo in avanti, misurandomi con un calcio più competitivo rispetto al danese. Prima di firmare ho visitato le strutture e parlato con le persone del club, che mi hanno illustrato la dimensione e il progetto della società. Sono rimasto soddisfatto delle risposte alle mie domande. Da luglio a oggi devo dire che la realtà italiana ha corrisposto alle mie aspettative: giocatori forti, tecnici preparati, campionato di alto livello. Quello che mi serviva»

ORIGINI – «La mia è una città molto piccola, quello che voi chiamereste un villaggio, vicino al mare, dove tutti si conoscono e con un bellissimo campo da calcio. Era l’unico con erba artificiale, così da poterci giocare anche in inverno, quando i terreni naturali diventano talmente fangosi da essere impraticabili. Ricordo che noi ragazzi uscivamo di casa, ci chiamavamo dalla strada uno con l’altro e poi tutti insieme si andava al campo.Forse è una piccola cosa, ma è un ricordo prezioso»

DANIMARCA – «Danimarca per me significa casa: lì ho famiglia, amici, i piatti preparati da mamma e papà. Certo, ognuno pensa che il Paese dove vive sia il migliore e non voglio buttarla in politica, ma sono felice che da noi il welfare, per esempio, sia tenuto in così alta considerazione. Sì, la nostra è una nazione felice».

LIGURIA – «Qui ho trovato paesaggi splendidi. Genova vista dall’alto è impressionante. E anche da voi il cibo non è male. La pasta col pesto molto buona. Meglio il pesto della focaccia».

INIZI E FORMAZIONE – «Ho finito la scuola dell’obbligo prima di dedicarmi interamente al calcio. Materia preferita? Educazione Fisica. Non c’è un momento o un episodio preciso. So che a tre o quattro anni giravo già tutto il giorno col pallone sotto al braccio».

PAPA’ – «È bancario, come mia madre. Lui Henrik, lei Ann Louise. Poi c’è Katrine, mia sorella più grande, che studia».

LAUDROUP – «Ho visto qualcosa su YouTube. Lui è il campione di riferimento per i ragazzi danesi, essergli paragonato mi inorgoglisce. Laudrup è partito da un Paese piccolo come il nostro per arrivare nei più grandi club europei. Io ho appena iniziato quello che spero sia il suo stesso viaggio».

DRIBBLING – «Per me il dribbling è una dote naturale. Dipende dall’istinto più che dallo studio. Però, dopo aver guardato i video di Laudrup, è possibile che inconsapevolmente cerchi di imitarlo»

CALCIATORI PREFERITI – «Per me non c’è nessuno come Iniesta. Per il resto, ora ho la fortuna di affrontare grandi squadre – Juve, Inter, Milan – e grandi giocatori. Guardandoli dal vivo, da ciascuno di loro posso imparare qualcosa»

MIGLIORE DELLA JUVENTUS – «Chiesa. È tecnico, potente, veloce. Ma quelli che mi hanno impressionato, perché non pensavo fossero così bravi nella gestione della palla, sono due difensori: Chiellini e Bonucci. Sapevo che sono bravissimi a difendere, non mi aspettavo che sapessero anche giocare così bene col pallone tra i piedi».

MIGLIORE DELL’INTER – «Alexis Sanchez. È rapido di gambe e di pensiero. È sempre un passo avanti rispetto a te».

MIGLIORE DEL MILAN – «Kessie, è forte fisicamente».

DIFFICOLTA’ «Tutto è stato condizionato dal Covid, soprattutto quando vivi da solo, come nel mio caso. Non sono stato libero di muovermi come avrei voluto, per fortuna i compagni mi hanno dato una mano, a partire dal gruppetto di scandinavi: Ekdal, Thorsby, Askildsen. In campo, avevo messo in conto di trovare delle difficoltà, visto il livello. Ma non sono state superiori a quelle che mi aspettavo. E le sto superando abbastanza bene».

TEMPO LIBERO – «Ho casa a Quinto e passo il mio tempo tra Playstation, musica, Netflix. Gioco soprattutto a Call of Duty. Quasi tutti i calciatori che conosco preferiscono Call of Duty a Fifa o Pes: già viviamo di calcio nella realtà… La musica che mi piace di più è il rap, la serie tv è Vikings. Tra tutti, il personaggio che amo è Ragnarr Lodbrok. Perché dalla Scandinavia parte alla conquista del mondo».

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