Forte e Sassi, i tecnici alimentari: «Confronto continuo con i calciatori»
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Forte e Sassi, i tecnici alimentari: «Confronto continuo con i calciatori»

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Il cuoco e il nutrizionista della Sampdoria rivelano come curano tutti i dettagli dell’alimentazione dei giovani (e non) blucerchiati

Mauro Forte, cuoco. Marco Sassi, nutrizionista. Sono loro ad occuparsi dell’allenamento alimentare dei blucerchiati. I due, a Il Secolo XIX, spiegano come lavorano alla Sampdoria.

CONFRONTO«Ci confrontiamo quotidianamente, cerchiamo di fare il meglio per loro e dare un giusto senso a quello che mangiano. Di unire la funzionalità del cibo alle esigenze del calcio professionistico, senza dimenticarci di avere sempre a che fare con dei ragazzi. Bisogna trovare insomma il giusto compromesso per non fargli venire voglia di lasagne o di gnocchi al gorgonzola, o addirittura di fastfood», spiega Forte.

ALIMENTI RICHIESTI«Ci sono alcuni piatti che hanno sempre una grande richiesta negli spogliatoi, mi riferisco al risotto alla parmigiana e alle cosce di pollo. Se li togli te li chiedono. Però li affianco a alternative appetitose ed equilibrate, come gli gnocchi con i gamberi o i ravioli. Sui secondi stanno andando parecchio negli ultimi tempi i filetti di branzino in crosta di verdure fresche e il salmone alla griglia», aggiunge Sassi.

VENEZIA«Come dolce comanda la crostata, ad esempio per la trasferta di Venezia ne ho preparata una con la farina di multicereali. A fine partita, a qualunque ora cominci, non mancano mai nello spogliatoio pasta al pomodoro o riso con i gamberi e le verdure, perché c’è bisogno di reintegrare con proteine e carboidrati. In caso di situazioni logistiche complicate come a Venezia, ci sta l’alternativa pizza. Che domenica ci ha fatto arrivare la società ospitante direttamente nello spogliatoio. Per quanto riguarda i sacchetti da viaggio sto cercando uscire fuori dalla routine dei panini che personalmente non mi piace molto. A Torino ad esempio ho proposto del vitello tonnato, senza maionese», continua Sassi.

TRASFERTA«Quando si va in trasferta parto spesso il giorno prima, ma mi metto in contatto con lo chef dell’hotel anche una settimana prima. Chiedendogli di farmi trovare ciò di cui avrò bisogno. Voglio che lo standard qualitativo sia sempre alto. È fondamentale che i calciatori si fidino. Per me le ore che precedono pranzi, cene o merende, sono sempre delicate. Voglio che si sentano tranquilli e a loro agio», precisa Forte.

NUOVI SPOGLIATOI E CUCINA«Quando sarà tutto a posto mi trasferirò fisso lì. E riusciremo a preparare tutte le portate a Bogliasco. Anche quelle da consumare nei ritiri in trasferta. Il calciatore non si accorgerà più di quando mangia a casa e quando fuori», conclude il cuoco.

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