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Il commento tecnico: La gioia per un punto che sa di sconfitta

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 All’ultimo respiro. La Sampdoria conquista un punto miracoloso, quando ormai i giochi erano fatti così come la quinta sconfitta consecutiva. Invece questa volta, a differenza di settimana scorsa a Cagliari, non c’è stato il tempo di rovinare l’ennesimo capolavoro di Bruno Fernandes, un siluro senza soluzione di continuità che ha squarciato la paura di un risultato tanto negativo. Ma siamo sicuri che sia stato un bene? Io mi muovo in netta controtendenza rispetto alle opinioni generali, quelle che esaltano la forza di volontà e il gioco blucerchiato, quelle facente parti della corrente di pensiero delle “sconfitte immeritate”. Certamente la Samp ha giocato meglio del Palermo e meritava di vincere più dei rosanero. Altrettanto certo è che il Doria nelle ultime cinque partite ha raccolto molto meno di quanto seminato. Ma poniamo la questione in un altro senso. Se la squadra gioca delle buone partite e i punti non arrivano, cosa succederà quando giocherà veramente male? Non è, forse, una dubbia coincidenza il fatto che in quattro delle ultime cinque partite tutto si sia deciso negli ultimi minuti (Roma, Milan, Cagliari e Palermo)? Perchè giocatori come Praet, Fernandes e Schick, a mio avviso quelli di maggior tasso tecnico (per i quali sono state spesi diversi dindini), non sono ancora stati visti tutti assieme a scapito di un eccessivo utilizzo di alcuni elementi della rosa, bisognosi di riposo? E poi, come mai tutte le ultime partite sono state decise da errori difensivi individuali? Mi riferisco ovviamente ai recenti infortuni di Skriniar (a me è non è dispiaciuto), Pereira, Viviano e Sala. Il fatto è che tutte queste potenziali variabili sono diventate costanti preoccupanti e non è più possibile fare finta di niente.

 

E’ vero: la Samp non ha giocato male contro il Palermo ed è altrettanto vero che lo stile di gioco c’è e si vede il più delle volte. Quello che manca, oltre alla tanto vituperata continuità, è il carattere battagliero in alcuni momenti della partita in cui lo spartito tattico predefinito non sortisce gli effetti sperati. Detto in parole molto povere: manca un piano B. Gli errori individuali fanno parte del gioco ma non possono incidere così tanto in maniera continuativa. Non si possono concedere punti ad avversari che non hanno fatto nulla per ottenerli. Il Palermo non ha mai, dico mai, dato l’impressione di poter vincere la partita. Se a Cagliari recuperi un punto all’ultimo non ti puoi permettere di subire un gol in quel modo. Contro il Milan dominio totale ma zero punti. Qui il problema è tutto psicologico e, soprattutto, di atteggiamento. L’esperienza conta il giusto e non è certo l’unica ragione per cui si sono verificate tutte queste sventure, una dietro l’altra. Giampaolo deve andare oltre la sua pacata moderazione e toccare i tasti giusti di una squadra che vale molto di più di quanto fatto vedere finora. 

L’unica attenuante per il mister è quella della difesa. La società non ha fatto un mercato positivo e non ha garantito i giusti rinforzi per non andare in emergenza ogni domenica. Ma Castan chi lo ha lasciato andare via e, soprattutto, con chi è stato rimpiazzato?

 

Non succede spesso ultimamente ma mi trovo d’accordo con quanto detto da Ferrero e mi chiedo: se non vinci col Palermo in casa con chi fai punti? Non mi voglio soffermare sulle responsabilità del presidente e nemmeno mi interessa farlo. E’ decisamente il caso di dire che, a volte, è meglio essere brutti e cattivi che carini e innocenti. Non si può dire ogni post partita che tutto va alla meraviglia, che il gioco è buono e che si merita sempre di più se continuamente si commettono gli stessi errori.Si può dire una volta, massimo due. Poi diventa alibi. Il percorso tecnico, come detto, è quello giusto così come il condottiero (guai a esonerarlo). Mancano i punti e, con essi, la concretizzazione del lavoro. Non è assolutamente una cosa da poco.

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