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Lo psicologo DiFra: regolamento interno e confessionali

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Dal regolamento interno ai confronti a tu per tu con i giocatori: Di Francesco a metà tra allenatore e psicologo

Niente più casi come quello di Dawid Kownacki, che lamentava il fatto che Marco Giampaolo gli avesse parlato una sola volta in tutta la sua permanenza alla Sampdoria. Con Eusebio Di Francesco in panchina, i cambiamenti si vedono non solo nel sistema e negli schemi di gioco, ma anche sul piano dei rapporti tra il tecnico e la rosa di giocatori a sua disposizione. L’allenatore abruzzese aveva già cominciato un paio di settimane fa, durante il pre-ritiro bogliaschino, a stringere legami con i suoi, ma il ritiro di Ponte di Legno li sta naturalmente rafforzando e sta mettendo alla prova le sua capacità da psicologo.

Così come già accaduto a Sassuolo e Roma, anche nella sua nuova avventura a Genova Di Francesco ha voluto che fosse redatto direttamente dai giocatori un regolamento interno, per fissare alcuni paletti oltre i quali non bisogna andare: «Io lo leggo e al massimo aggiungo o cambio qualcosa. Mi piace responsabilizzarli», riporta Il Secolo XIX. Altro punto importante nel suo metodo sono i colloqui individuali, i cosiddetti “confessionali”: il più delle volte all’interno degli spogliatoi, ma non è detto che i confronti a tu per tu non possano avvenire anche sul campo alla fine di un allenamento. È il caso di Thorsby, Ekdal e Sala, che negli scorsi giorni sono stati trattenuti dal tecnico qualche minuto in più: «Per me è una cosa normale, per fare capire certe cose a volte si parla insieme a tutti quanti, a volte individualmente. A me piace perché certe volte i messaggi passano in maniera differente guardandosi negli occhi».

I calciatori sembrano aver preso bene questo approccio schietto, da subito confidenziale. «È determinante avere un buon rapporto con l’allenatore – spiega Ekdal -. Capire che cosa ci chiede e che cosa vuole. Anch’io gli faccio domande se qualcosa non è chiaro, per me è fondamentale avere un dialogo con il mio allenatore. Lui ci parla molto, sì. È giusto che parliamo, giustissimo». Anche Caprari si dice soddisfatto: «È un aspetto del suo metodo che mi ha subito colpito. Positivamente. Parla a tutti indistintamente, a chi gioca di più e a chi gioca di meno, a chi era qui dal primo giorno e a chi si è aggiunto in un secondo momento».

A metà tra allenatore e psicologo, per Di Francesco è importante anche valutare le motivazioni e le aspettative dei suoi, specialmente quelle di chi non conosce ancora bene il proprio destino e aspetta sviluppi sul mercato, come Verre e Bonazzoli – che hanno iniziato alla grande il ritiro e stanno cercando di ritagliarsi un posto alla Samp – oppure Regini e Capezzi, che invece sembrano più propensi a salutare. Dalle parole, però, si passa al campo, e anche qui l’ex Roma cerca di immedesimarsi nei giocatori ai suoi comandi: tattica sì, ma nella giusta misura, fermandosi prima che possano subentrare fattori come la distrazione o la noia. Un giro palla veloce per trovare gli esterni, pedine che il tecnico sta attendendo dal mercato, e se qualcuno non capisce qualcosa, ecco che si riapre il “confessionale”.

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