Riccardo Vialli: «Mio zio mi ha trasmesso l'amore per la Sampdoria»
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Riccardo Vialli: «Mio zio mi ha trasmesso l’amore per la Sampdoria»

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Riccardo Vialli ha ricordato la figura dello zio Gianluca ad un anno dalla sua scomparsa: le parole al Secolo XIX

Riccardo Vialli ha ricordato la figura dello zio Gianluca ad un anno dalla sua scomparsa. Ecco le parole sulla leggenda della Sampdoria rilasciate al Secolo XIX.

PRESENZA – «Non è stato un anno semplice, soprattutto per nonna Maria Teresa e nonno Gianfranco. Perdere un figlio penso che sia un dramma terribile da sopportare, che ti stravolge la vita. Noi gli stiamo vicini, cerchiamo di trasmettergli forza come possiamo. E poi sicuramente aiuta quell’affetto che ci viene costantemente manifestato da amici, conoscenti, tifosi, tutti coloro che si sono attivati per promuovere eventi nel nome dello zio. Mi sono mosso molto negli ultimi mesi, ho cercato di essere presente il più possibile e ovunque».

CREMONA – «E ogni volta che tornavo a Cremona, a casa, passavo dai nonni per raccontare loro come era andata, cosa era successo. Non dico che gli allevi il dolore, ma sono sicuro che gli faccia piacere rendersi conto di quanto Luca fosse apprezzato e amato. Perché anche loro non si sono resi conto nell’immediato di quanto Luca sia stato importante per tante persone, come calciatore, ma anche come uomo».

NATALE – «Sì, è stato per la nostra famiglia il primo Natale senza Luca in vita. Solitamente lo zio lo faceva con la sua famiglia inglese, zia Cathryn e le cuginette Olivia e Sofia. Erano un po’ di anni che non lo passava a Cremona con i nonni. Ma mi riferisco proprio al giorno 25, perché veniva o subito prima o appena dopo l’Epifania, quando tornava magari dalle vacanze. Quest’anno sono mancati quei suoi auguri video su whatsapp, insieme alla zia e alle cugine. Sempre originali, divertenti. La sua ironia è rimasta proverbiale. Quell’atteso messaggio video di Luca degli auguri di Natale era per noi come un regalo, un forte abbraccio».

CUGINI – «Siamo in 10 cugini, il primo è del 1980, il più piccolo del 2013. Quando in famiglia si parla di Luca, anche tra noi cugini, si tende sempre a ricordare i momenti più piacevoli, mai gli ultimi, quelli della malattia. Si scherza anche, perché lui anche quando era consapevole di essere sul punto di andarsene, diceva che non avrebbe voluto un funerale classico, niente tristezza. Lui è sempre stato pronto allo scherzo, anche durante la malattia non ha perso il gusto della battuta. Pure su se stesso. E noi lo abbiamo preso alla lettera. Quando c’è l’occasione, la battutina sullo zio Luca la si fa. Un modo per stare su di morale».

EREDITÀ CALCISTICA – «A me ha trasmesso l’amore per la Samp. La finale con il Barcellona è la partita che gli è rimasta lì, quella che avrebbe voluto rigiocare. Vengo spesso allo stadio, ho tanti amici tifosi, ogni volta mi si avvicina qualcuno per stringermi la mano, raccontarmi un aneddoto. Io sono cresciuto guardando le sue videocassette. Mio zio Maffo era l’unico in famiglia che giocava oltre a Luca. Abbiamo poi un cugino, Giovanni figlio di Marco, simile a lui, forte. Ha giocato anche nella Cremonese. Ma ha dovuto smettere. Era l’unico che forse poteva seguirne le orme. Io ho giocato, ma non avevo le doti calcistiche di Luca… ».

VIA RAPALLO – «È un misto di gioia e di incredulità. Non mi ero mai accorto di quanto le sue parole e i suoi insegnamenti fossero entrati nei cuori. E questi sono fatti concreti, perché intitolare una via a una persona non lo si fa solo perché è famosa o è stato un grande calciatore. A Cremona gli hanno intitolato il campo della Canottieri Baldesi e i distinti dello stadio Zini. Chi entrerà in quel campo per giocare o in quel settore per tifare, sarà stimolato a ripensare o a conoscere gli insegnamenti dello zio. Penso che lui ne sarebbe orgoglioso. Lui ha sempre voluto dare il buon esempio, pur con i suoi difetti penso che abbia dato tanto».

RICORDO – «Non voleva un posto dove la gente facesse i pellegrinaggi. Non voleva troppo attirare l’attenzione su di sé, ha preferito farsi cremare e non avere tomba fisica. In tanti mi hanno chiesto perché, qualcuno lo capisce, qualcuno meno. Soprattutto quei tifosi che volevano andare sulla tomba per lasciare qualcosa, ma credo che il Molo dell’Amicizia sia un bellissimo altare dove chiunque può ricordarlo. Io ci sono andato diverse volte e mi trasmette emozioni giganti. Mia nonna dovrebbe venire lunedì a Genova per l’evento al Carlo Felice, vediamo se riusciamo a portarcela. Dall’Inghilterra dovrebbero arrivare anche mia zia e le mie cugine».

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