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Sampdoria, Andrea Mancini su Roberto: «Mi piacerebbe lavorare in un club con mio padre allenatore»
Il direttore sportivo della Sampdoria Andrea Mancini ha rilasciato delle dichiarazioni sul padre e sulla sua squadra del cuore: cosa ha detto
La Sampdoria è arrivata faticosamente ai playoff con grandi sforzi ma, attraverso grandi sacrifici, è riuscita a superare le concorrenti e risalire la classifica fino al settimo posto. In questo modo ha raggiunto un traguardo che, a metà stagione, sembrava essere impossibile, ma con grande sacrificio e determinazione gli uomini di Pirlo hanno conseguito il proprio obiettivo primario.
A parlare della società genovese è stato il proprio direttore sportivo Andrea Mancini il quale ha trovato spazio anche per parlare di suo padre Roberto Mancini, attualmente CT dell‘Arabia Saudita. Ecco le sue parole sul gemello del gol ai microfoni de Il Messaggero:
«È un impegno che sento in maniera diversa dagli altri, il peso della responsabilità è enorme e per questo lavoro notte e giorno per aiutare la Samp a risalire. Questa società è stata una famiglia per tutti noi Mancini e quindi non voglio deludere il patron Radrizzani e il presidente Manfredi che hanno creduto in me e non voglio deludere neanche mio padre che della Samp ha fatto la sua e la nostra squadra del cuore. Ci sono dei vantaggi, ma poi ti devi fare da solo, perché il nome non basta più, e anche degli svantaggi perché devi sempre dimostrare di non essere il figlio di papà. Un giorno mi piacerebbe lavorare in un club con mio padre allenatore così potrei sgridarlo in qualche occasione. Ribaltando i ruoli di una vita».
«Doveva lasciare dopo gli Europei, quella era stata un’impresa irripetibile, invece lui era convinto di poter andare al Mondiale e di vincerlo, così è finita male. Non voglio giudicare la scelta di andare in Arabia, perché davanti a certe offerte è difficile dire di no. Ma vedrete che farà bene anche in un Paese dove il calcio non è ancora al top. Sapevamo che era una stagione di transizione, ma l’abbiamo affrontata nel modo migliore nonostante avessimo il mercato chiuso per le sanzioni provocate dalla vecchia gestione. Abbiamo giocato con giovani del 2003, ragazzi come Esposito, Stankovic, Pedrola, Ghilardi, Facundo e Leoni sono stati delle sorprese. Vorremmo salire in serie A entro tre anni ma con la forza delle idee magari possiamo anticipare i tempi».