Sampdoria, Enrico Mantovani: «Da papà un'eredità chiara e nitida »
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Sampdoria, Enrico Mantovani: «Da papà un’eredità chiara e nitida»

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Enrico Mantovani, ex presidente della Sampdoria, ha ricordato l’operato del papà e gli anni d’oro del club

Enrico Mantovani, ex presidente della Sampdoria e figlio di Paolo, a Forever Samp su Telenord, ha ricordato gli anni d’oro del club. Le parole.

RICORDO DEI TIFOSI«Aiuta in modo incredibile avere questo tipo di eredità, cioè il fatto che l’impronta lasciata da papà, così tanti anni dopo continui ad esser così nitida e chiara».

FUNERALE«Fu una cosa che papà non richiese, ma che più volte aveva ripetuto mi piacerebbe troppo che questo succedesse. Era successo da pochissimo, mi ha chiamato un carissimo amico di papà dagli Stati Uniti, gli ho presentato questo tipo di problematica e lui mi ha detto di non preoccuparmi. In 24 ore una banda di New Orleans è stata imbarcata con la problematica che la tuba non arrivò e che a Genova non si trovava. Fu qualcosa di abbastanza unico ed era un desiderio di papà. Quella musica gli piaceva moltissimo e lo ebbe».

PAPA’ SEVERO«Un padre sicuramente severo, ma il fatto che ci fosse questa situazione in cui dava di più ad alcuni giocatori, io non l’ho mai vissuta con difficoltà anzi il contrario. Eravamo sampdoriani quindi qualsiasi cosa che andava in quella direzione era positivo. Poi io gli contestavo il fatto che Vialli si potesse metter un orecchino ed io no, però Vialli era il capocannoniere, io no».

VERON«Dopo averlo visto dal vivo in partita, mi aveva chiamato da Buenos Aires dicendomi che non era forte come lo pensavamo avendolo visto in cassetta, ma lo era molto di più. Mi fece capire che non importava quanti soldi chiedeva il Boca Juniors, ma bisognava darglieli».

LETTERE DI MANTOVANI«Una delle eredità più pesanti che mi ha lasciato è stata quella, gli scrivevano una miriade di persone, anche da altre città e lui rispondeva. Una delle prime cose che mi è successa è che è arrivata la Pinuccia con un plico di lettere così e mi ha detto che bisognava rispondere. E io cominciavo con difficoltà perché avevo tutta una serie di pensieri, ma mi sono reso conto quanto anche là papà avesse seminato, non perché volesse raccogliere, ma perché gli veniva dal cuore».

SCUDETTO«In quel periodo storico la Sampdoria remava contro forze della città importanti che non erano abituate ad avere la realtà sportiva che poi è diventata politica della Sampdoria e questo papà ha voluto rimarcarlo».

MUGNAINI – «L’intenzione è quella di mettere in risalto quelli che sono stati i personaggi importanti della nostra storia, antecedente a quella di Paolo Mantovani, la storia di una società gloriosa, molto giovane. Anche lì per papà poter avere la casa di Bogliasco è stata una cosa impressionante, ma era impressionante non solo per la Sampdoria, avere un campo dove potersi allenare, in erba, non era una banalità».

VIERCHOWOD«Pietro fece due stagioni alla Fiorentina e alla Roma, dove fece ovviamente benissimo. Finita la stagione alla Roma era la stagione dell’82. Papà fu chiamato non so quante volte da Viola per farlo rimanere a Roma con dei compensi importantissimi. Pietro stesso spingeva per restare a Roma e arrivò anche la famosa telefonata di un certo Giulio Andreotti al quale papà disse, Onorevole, lei può chiedermi qualsiasi cosa tranne sulla Sampdoria».

RAPPORTO CALCIATORI«Stravedeva per Roberto, così come stravedeva per tantissimi di quel gruppo lì. I primi anni della Sampdoria, in Serie B, papà anche lì ha lasciato il segno su quei giocatori. Bellotto, Rosi, Zenone, tutte persone che sono rimaste attaccatissime a papà».

TREVOR FRANCIS«Quando sento dire Trevor Francis, mi vengono i brividi, la pelle d’oca. Era come Beethoven per la musica, era unico».

ALLENATORI«C’è stato un momento in cui papà aveva deciso di esonerare Boskov e aveva scelto Liedholm, questo lo so perché un giorno in casa arrivò Liedholm e in quell’occasione ero presente anche io e uscì di casa col fatto che sarebbe stato l’allenatore della Sampdoria, poi papà chiamò Roberto e Luca che gli dissero di non fare così. Papà chiamò Liedholm e gli disse che il consiglio di amministrazione l’aveva messo in minoranza».

SAMPD’ORO – «In questo momento prevale la gioia, l’orgoglio, la fierezza di averlo vissuto. Non è stato un giorno, sarebbe una favola, ma la figata è che non lo è, per noi è stata proprio realtà. A Berna abbiamo perso poi abbiamo vinto l’anno dopo, allo scudetto potevamo arrivarci prima ed invece è arrivato dopo, a partire dalla Serie B dalla promozione, Francis e Brady…fantastico».

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