Pellegrini: «La Sampdoria dello scudetto: tutte le verità»
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Pellegrini: «La Sampdoria dello scudetto: tutte le verità»

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Luca Pellegrini racconta la sua verità sulla Sampdoria dello Scudetto: le parole dell’ex capitano blucerchiato

Luca Pellegrini racconta la sua verità sulla Sampdoria dello Scudetto: le parole dell’ex capitano blucerchiato a Primocanale.

LIBRO«Quell’annata è stata fantastica per tutti. Il mio libro è un completamento del vissuto personale di quella stagione che è finita con l’addio ai colori blucerchiati».

PERCHÈ UN LIBRO«Tutto nasce dal fatto che negli ultimi anni ne ho sentite di tutti i colori. Anche sui motivi per cui sono stato lasciato a casa, o meglio sono andato via. Non l’avrei voluto scrivere. Tutto nasce perché Luca Talotta mi ha mandato un messaggio dicendo che stava realizzando una collana sulle squadre che avevano vinto lo scudetto: Cagliari, Torino, Verona e ovviamente Sampdoria, e stavano narrando le storie supportati dalle parole dei capitani. Ecco, ho voluto solo spiegare alcune cose, tra cui il mio addio alla Sampdoria».

CRONACHE TV«Voglio dimostrare la passione tramite il libro. Vi posso garantire che io sto male durante le telecronache, poi prevale la serietà e la professionalità. Non facevo il commentatore tifoso. Il calcio è bello perché è soggettivo, magari qualcuno non la vedeva come me, ma sono sempre stati commenti onesti».

SAMPDORIANITA‘ – «Dopo aver perso lo spareggio contro il Milan, in una cena in un noto ristorante genovese con Salsano, nello scambio di opinioni, io ho preso un bicchiere e stringendolo l’ho spaccato».

PLAYBOY«Avevo compiuto 17 anni, il direttore sportivo mi prese per i capelli, che erano lunghi. Essere puliti ed educati era una cosa importante alla Sampdoria e lo fece presente a mio padre dicendo che “di playboy non ne vogliamo”. Dopo 15 giorni mi son presentato in ritiro con i capelli stile militare».

MANTOVANI«Aveva il dono della sintesi. Quella Sampdoria stava crescendo e qualcuno non ancora maturo le parole che disse a Viareggio durante il ritiro, non le capii subito. L’incontro durò veramente dai 30 ai 40 secondi».

BOSKOV«Subito non scattò la scintilla. Nei primi due mesi lui cercò di dare delle direttive e uno stile di vita fuori dal campo, cose che davano fastidio al gruppo. Ricordo una frase: prima la Sampdoria, poi la famiglia. Inconsciamente nei primi due mesi non abbiamo mai buttato il cuore oltre l’ostacolo. L’allenamento del lunedì, ad esempio, era fonte di disturbo. Poi lui ha iniziato a venirci incontro, noi iniziammo a capirlo e tra persone intelligenti trovammo la giusta alchimia».

ADDIO ALLA SAMPDORIA«Avevo un contratto firmato perché a differenza dei precedenti triennali in quella stagione ero in scadenza. Invece di rinnovare al termine del terzo anno, verso aprile come sempre, mi hanno convocato ad inizio stagione. Ho firmato il contratto il primo giorno del ritiro. Non era indicata la durata. Ma ricordo che Borea disse: pensa se scrivessi “per dieci anni a un milione di vecchie lire”. Il problema è che questo contratto a fine stagione, con tutto quello che successe, incomprensioni dentro al gruppo e poi quello che mi disse Francesca Mantovani che aveva dato fastidio a suo padre, mi è stato detto che non era stato depositato in lega».

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