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Sampdoria Women, Tampieri: «Questo il mio sogno per il futuro»
Sampdoria Women, le parole di Amanda Tampieri sulla sua carriera e sul suo rapporto con i colori blucerchiati
Ha rilasciato una lunga intervista a Radio Serie A Amanda Tampieri, portiere della Sampdoria Women che quest’anno ha raggiunto la salvezza in Serie A Femminile. Ecco le sue dichiarazioni:
CAMPIONATO – «Il campionato aumenta ogni anno di difficoltà, e tutte noi giocatrici dobbiamo adattarci per salire di livello. Per noi è stata un po’ in salita, però questo ci ha dato la giusta carica per affrontare al meglio questo campionato.»
PASSIONE – «Il mio amore calcio? Non so come nasce, non c’è un evento che mi ha fatto dire “bene, voglio diventare portiere”. Semplicemente mi piaceva giocare a calcio, e al primo allenamento sono entrata in porta e da lì non me ne sono più andata, se non per fare altri sport: ma quando sono tornata a giocare a calcio sono subito andata in porta. Oltre al calcio? Ho fatto basket e pallavolo, con cui ho vinto anche un campionato provinciale.»
ALTRI SPORT – «Negli altri sport ho ritrovato alcuni fondamentali tipici del ruolo del portiere, come il terzo tempo del basket o la ricezione della pallavolo. Per me però il contatto fisico è fondamentale, e nessuno sport mi dà le stesse sensazioni del calcio.»
SOLITUDINE – «La solitudine dei numeri uno? Diciamo che ti ci abitui. Io poi sono una persona che ricerca un po’ la solitudine anche nella vita di tutti i giorni, ed è un po’ come quello che succede in partita, dove magari vieni “utilizzato” meno. Però sei sempre dentro la partita: la guardi e aspetti il momento giusto di entrare in azione. Ci sono anche un po’ affezionata a quella solitudine un po’ particolare.»
ESTERO – «L’esperienza all’estero la rifarei mille volte: mi ha aiutato a crescere, non solo calcisticamente ma anche come persona. A livello sportivo, in Francia mi hanno insegnato a crescere molto sotto l’aspetto fisico, cosa a cui loro danno molta importanza. In Svezia invece c’è un calcio più simile al nostro, e forse mi porto dentro più il modo di vivere al di fuori del calcio, proprio la vita normale. Sono molto più tranquilli, apprezzano molto di più quello che li circonda. La scelta di tornare in Italia? Avevo bisogno di andare all’estero, poi alla chiamata della Florentia, squadra di una città che amo, era difficile dire di no. Sarebbe stata un’esperienza per tornare in Italia ai massimi livelli, e non me ne pentirò mai: è stato un passaggio bellissimo, e i tifosi sono stati molto calorosi e affettuosi. Eravamo delle star.»
RITORNO IN ITALIA – «Appena siamo arrivate abbiamo trovato una ragazza sampdorianissima, e anche grazie a lei siamo riuscite a capire cosa volesse dire la sampdorianità, l’essere sampdoriani, l’essere una famiglia. E da lì è partito il nostro percorso: dal primo anno siamo riuscite a tramandare questi valori anche alle ragazze nuove, e i risultati li abbiamo raccolti.»
CLEAN SHEET – «Gli otto clean sheet? Secondo me è un risultato complessivo, non solo del mio ruolo ma anche del collettivo. Nessuna di noi voleva prendere gol, e quindi ci siamo impegnate tutte per farcela in ogni partita, e alla fine siamo arrivate a questo grande risultato.»
NAZIONALE – «La chiamata in Nazionale è stata molto forte, anche perché eravamo in quattro e nessuno se l’aspettava. Mi è piaciuto molto anche il come ci è stato detto, con il direttore Palmieri che è arrivato in palestra dicendo che era arrabbiato perché era successa una cosa che non voleva. Poi ha tirato fuori il telefono, ci ha fatto vedere la convocazione e si è messo a ridere… mentre noi a piangere! L’ho subito condiviso con la mia famiglia e il mio procuratore.»
SPERANZA – «Per me, dato che quest’anno ci è un po’ sfumato, l’obiettivo è vedere la Sampdoria Women nella poule scudetto.»