Tamponi, trasferte e ritiri blindati: tutti i dubbi della Serie A sulla ripartenza
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Tamponi, trasferte e ritiri blindati: tutti i dubbi della Serie A sulla ripartenza

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Serie A, si gioca il tutto per tutto per la ripresa. I sette dubbi che ancora rimangono da dover sciogliere per tornare in campo

Si sta facendo davvero il massimo per far riprendere in maniera regolare, per quanto possibile, il campionato di Serie A. La Gazzetta dello Sport analizza nell’edizione odierna i sette punti salienti ancora da risolvere per tornare in campo.

In primis la questione tamponi: ci sono per tutti e quante volte andranno fatti? Una delle questioni più dibattute riguarda proprio i tamponi e i test sierologici. Le squadre tornate in campo per gli allenamenti individuali hanno già sottoposto a tampone i giocatori. Ma in Lombardia, per esempio per ora non c’è grande disponibilità. Nuova positività: se un giocatore viene contagiato, che cosa succede? Tanto per cominciare non sarà seguito il modello Bundesliga. Chi è positivo va in quarantena per due settimane, così come chi è entrato in contatto con il contagiato (anche gli avversari, per esempio). Insomma, un positivo fermerebbe tutta la ripartenza, visto che la Serie A dovrebbe finire entro il 2 agosto come previsto dalla Uefa. Ritiri blindati: pensare di tenere isolati per due mesi giocatori, staff tecnico, medici, fisioterapisti, magazzinieri è impossibile. A questo punto si va sempre di più verso un ritiro blindato che duri soltanto 15 giorni.

Questione trasferte: i trasferimenti delle squadre rappresentano ovviamente un fattore di rischio: per questo motivo ogni viaggio dovrà essere in un certo senso sterilizzato, limitando o se possibile eliminando i contatti con il mondo esterno. Si preferirà fare muovere le squadre sui pullman ufficiali, più facilmente gestibili rispetto ai treni per esempio. In caso di voli charter, qualora si decida di giocare la ripresa su tutto il territorio nazionale, sarà fondamentale la sanificazione degli aeromobili. Partite anche al nord: gli stadi di casa non si toccano? Si va in campo neutro? L’idea di finire il campionato lontano dalle zone più colpite dal coronavirus resta in piedi, anche se è meno forte. Un mini-torneo da giocare solo dentro stadi del Centro-Sud fa ancora breccia in qualche esponente politico, mentre per i club la soluzione di non giocare al Nord non è di facile attuazione.

Assicurazioni: in caso di un nuovo positivo sarebbero le stesse società a pagare i danni. Al momento si sta studiando un meccanismo che possa far stare tranquilli i medici sociali, una sorta di assicurazione sui contagi. Sensibilità dei calciatori: tra i giocatori sembra esserci una sensibilità diversa: gli italiani sembrano allineati all’idea di tornare in campo e di finire la stagione. Diverso è invece lo stato d’animo di tanti calciatori stranieri, che magari adesso si ritrovano lontano dalla famiglia, in uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia.

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