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Torreira allontana il mercato: «50 milioni? Non mi interessa»

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Il centrocampista della Sampdoria non bada alle voci di mercato e pensa solamente al campo: la sua vita a Genova

L’interesse nei confronti di Lucas Torreira da parte delle big di tutta Europa è sempre più forte, in attesa che cominci la sessione estiva di calciomercato. Il centrocampista della Sampdoria, però, non bada alle voci e si concentra esclusivamente sul campo, dove spera di raggiungere l’Europa League al termine della stagione. Lui che di strada ne ha fatta molta: «A casa in Uruguay eravamo sei fratelli: ogni giorno arrivavano cugini, amici, insomma era un gran casino… Così papà quando voleva riposare ci mandava tutti in strada a giocare a calcio. Mi è piaciuto, non ho più smesso e ne ho fatto una professione. Io avevo anche il talento. Ma soprattutto voglia di imparare. Io sono uno che guarda e ascolta tanto i migliori, e non parlo solo di calcio. Amo il basket, tifo Golden State e mi piace rivedermi in Stephen Curry: piccolo contro i giganti, ma con quella forza dentro che lo rende speciale».

«La garra, la fame, il pallone nel sangue. Su quella strada ci sono andato a tre anni e già sognavo. La mia squadra di quartiere, il 18 de Julio, e il Boca Juniors, la Bombonera, i tifosi della Doce: sogno ancora di andarci un giorno, se non da giocatore da spettatore. Fray Bentos è il posto più bello del mondo! È sul Rio Negro, al confine, gli argentini ci vengono in vacanza. Una città che vive di calcio: tutti i derby di questo mondo scompaiono in confronto ai nostri. Io ci torno appena posso. Con i primi guadagni ho regalato a papà Ricardo una macelleria, ‘La 34’, in onore del mio numero di maglia. L’ho rilevata e ristrutturata: papà è il capo, i miei fratelli collaborano. Un giorno vorrò fare qualcosa per la mia squadra: magari il presidente, e aprire una scuola calcio per rendere ai bambini quello che ho avuto la fortuna di trovare io».

Il cambiamento è arrivato grazie a Massimo Oddo: «Io ci metto passione e fame, l’allenatore la fiducia in me. E se senti fiducia, non puoi che ripagarla. Nella Primavera del Pescara allenato dal fratello di Giampaolo facevo la seconda punta. L’idea di cambiarmi ruolo l’ha avuta Oddo, che guidava la prima squadra. Mi vede e mi fa: ‘Da attaccante puoi arrivare al massimo in serie C, perché non provi davanti alla difesa? Sei cattivo, hai tocco, sai giocare verticale’. Ho intuito che la svolta mi avrebbe cambiato la carriera. E mi sono applicato nel nuovo ruolo. Come Pirlo? Eh, magari fossi come lui… I riferimenti comunque sono quelli: restando agli uruguaiani, Gargano e Pizzarro. Subire fallo è un’arte sottovalutata: servono pensiero e furbizia. Per il modo di giocare di Giampaolo, dalle mie parti in campo c’è un gran traffico: io recupero tante palle e poi, se serve, faccio respirare la squadra subendo i falli».

A Genova, Torreira ha potuto incontrare Ramirez: «Gaston Ramirez era un mio idolo già prima che ci conoscessimo. A papà è appena arrivato l’accredito stampa per il Mondiale in Russia e mi mette pressione: ‘Ora tocca a te, dai che ci andiamo assieme’. Lui fa il giornalista, segue la Nazionale e le squadre uruguaiane nella Libertadores. Ha anche raccontato il gol di Godin che ha eliminato l’Italia all’ultimo Mondiale. Come gridava! Tra l’altro su corner proprio del mio amico Gaston… Papà ha raccontato la mia partita d’esordio a 14 anni. Con gli avversari c’era un mio fratello. Mancava solo un parente arbitro. Ma papà è bravo e imparziale, anzi: per non sembrare troppo buono finisce per essere molto critico. Meglio così. Apprezzo le critiche di chi mi vuole bene».

Inevitabile parlare della città che lo ha accolto a braccia aperte e continua a offrirgli serenità fuori dal terreno di gioco: «Genova è bellissima, adoro il mare e la mia casa non è mai vuota. La mia seconda occupazione ormai è fare la guida turistica a famigliari e amici che vengono dall’Uruguay. Un po’ mi mancano. Lasciare casa a 17 anni per un altro mondo ti fa crescere in fretta: io mi sento più adulto della mia età, ma il richiamo delle radici mette un po’ di nostalgia. Mi aiuto con il mate: lui è un amico che ti conforta sempre. La Sampdoria può benissimo prendersi l’Europa. I risultati dimostrano che ce la meritiamo. Il presidente Ferrero dice che ora valgo 50 milioni di euro? Io voglio sempre migliorare: ora c’è la Sampdoria, il resto non mi tocca. Vengo dalla fame e dalla polvere, non mi condizionerà mai un cartellino del prezzo», conclude Torreira al Corriere della Sera.

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