Acquah e il rimpianto Coppa d'Africa: «Ci sentiamo con Yaya Touré. La Samp...» - Samp News 24
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2015

Acquah e il rimpianto Coppa d’Africa: «Ci sentiamo con Yaya Touré. La Samp…»

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A un certo punto, era sicuro che avrebbero vinto. Afriyie Acquah si presenta sul dischetto, con il Ghana avanti nella lotteria dei penalties contro la Costa d’Avorio. Uno sguardo al portiere avversario, il calcio e la parata di Barry. Disperazione, ma è ancora possibile la vittoria. E invece le Black Stars quella Coppa la perdono ancora. Una ferita che si rimarginerà con il tempo, ma che purtroppo non è passata ancora. Tutto era iniziato con la Azonto Dance: «La nostra danza tradizionale. E l’abbiamo ballata spesso prima delle partite, dopo, in ritiro. La notte precedente alla finale l’ho passata male, perché la Caf ci aveva messo in un albergo a Bata, davvero pessimo. Eravamo fieri, però».

CHANCE E YAYA – Forse nessuno si aspettava di vedere Acquah titolare in finale di Coppa d’Africa: «Ricordo che Grant, il nostro allenatore, mi aveva tenuto fuori la prima partita, poi mi aveva chiamato nella seconda – racconta il numero 30 blucerchiato a “Il Secolo XIX” -. Sono stato bravo a coglierla e non sono più uscito. Sentivo questa Coppa d’Africa, erano troppi anni che non la vincevamo». Una critica spetta pure a Yaya Touré, suo avversario nell’ultimo atto: «Contrasto con lui, che simula e si butta. Io col dito gli dico che non si fa. Lui è sempre stato un mio modello. Finita la partita, lui mi ha chimato e abbiamo parlato: mi ha detto che avevo giocato bene e che un giorno avrei preso il suo posto al City. Per adesso il mio City è la Samp. E con Touré ci sentiamo ancora».

SUPPLEMENTARI E RIGORI – Ai supplementari Acquah ci credeva: «Pensavo che sì, potevamo farcela. Tra l’altro mi tornava in testa l’ultima finale di Coppa d’Africa giocata dal Ghana, a Dakar nel 1992. Della quale tutti i ragazzi della mia generazione hanno sentito parlare dai propri genitori. Persa ai calci di rigore contro la Costa d’Avorio. Mi sembrava un segno del destino, sentivo che sarebbe finita diversamente». L’unità della squadra ghanese è emersa ai rigori: «Pregavamo: in silenzio, abbracciati stretti. E in quell’abbraccio ci trasmettevano una forte energia. Ogni compagno che andava dal dischetto, una preghiera. Ho visto tutti i rigori, ma confesso una cosa: su quello calciato dal portiere della Costa d’Avorio (quello decisivo, ndr), ho chiuso gli occhi».

ERRORI E FUTURO – Acquah è stato il terzo a calciare, con il Ghana sul 2-0: «Avevo l’intenzione di calciare a destra, ma all’ultimo momento ho cambiato e ho tirato a sinistra. E il portiere ha parato… perché ho cambiato? Non lo so. Se dovessi ritirarlo oggi, non cambierei idea. Non l’ho ancora dimenticato, mi torna in mente ogni volta che batto un rigore in allenamento. Poi ho rivisto tutta la finale in tv e ho pianto». Nonostante la sconfitta, ad Accra l’accoglienza è stata da eroi: «Abbiamo trovato una grande folla di tifosi ad aspettarci. Poi c’è stato un ricevimento ufficiale. Sono convinto che il Ghana presto tornerà a vincere la Coppa d’Africa, perché siamo una squadra giovane con tanti giocatori forti».

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