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Cosmi: «Credo ancora in Muriel, la Samp forse no»

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Marco Materazzi, Fabrizio Miccoli, Nicola Amoruso, Dario Hubner, Diego Milito, Vincenzo Iaquinta, Antonio Di Natale, Abel Hernandez, Javier Pastore e Josip Ilicic: solo alcuni dei giocatori, sicuramente tra i più talentuosi, che hanno incrociato mister Serse Cosmi nel corso della loro carriera. Tra questi anche Luis Muriel, che l’allenatore del Trapani ebbe modo di lanciare in Serie A nella stagione 2011/2012. Quel ragazzo colombiano si presentava così in Serie A: 7 gol e 8 assist, niente male per un ventenne alla prima esperienza in Italia. Da allora però quella classe e quella genialità si sono viste solo a sprazzi tra Udine e Genova.

Mister Cosmi, che succede a Luis?
«A essere sincero mi aspettavo di più, come penso tutti: allenatore, pubblico, società. Soprattutto mi aspettavo di più conoscendo il suo talento. Quello rimane intatto, ma ormai entra in un’età per cui non può essere ancora una promessa. Quali siano i motivi non li so, sono troppo lontano per giudicare. Mi dispiacerebbe essere l’unico allentore ad aver visto Muriel esprimere tutto il suo talento».

Non si sente forse un po’ impotente un allenatore quando non riesce a far esprimere al meglio giocatori con quelle caratteristiche?
«Sì, l’allenatore cerca sempre di avere giocatori di qualità. Nel momento in cui li hai ma queste qualità non riescono a venire fuori non dico che la cosa dia maggiormente fastidio ma insomma… Poi ripeto, io ho conosciuto Muriel che era un ragazzino, nel suo primo campionato da titolare con me. In quella stagione lui oltre che esprimere il suo talento lo ha fatto con una certa continuità. Pemsavamo checrescendo sarebbe riuscito a maturarsi.Poi oltre ai piedi ci sono anche altre situazioni: mi è capitato di avere giocatori che rendessero benissimo con me e meno bene con altri. Diventa anche complicato e scorretto giudicare da lontano come possa vivere lui questo momento. So che si è sposato e ha avuto una bambina, sono situazioni che normalmente dovrebbero aiutare nella crescita. Io rimango al Muriel ventenne che ho allenato che era non bravo, già decisivo: rimango a quel giocatore. Se un giorno lo dovessi riallenare vi saprò dire meglio! Di campioni ne ho visti tanti ma nessuno come lui».

In effetti tutti quelli che lo hanno allenato parlano sempre benissimo di lui e delle sue qualità. Lei lo aveva accostato a Ronaldo, con tutti gli accorgimenti del caso…
«Si per caratteristiche senz’altro lo ricorda. Le sue qualità sono indubbie, quello penso lo abbia notato chiunque. Adesso è arrivato il momento della sua carriera in cui deve metterci qualcosa di suo. Adesso ci si aspetta la continuità, che sia decisivo, spetta solo a luyi. Temo che ormai però non lo aspetterà più nessuno. Ha un’età in cui deve necessariamente fare di più. Quest’estate in amichevole contro la Sampdoria lo avevo visto molto determinato, siccome sono molto affezionato a lui l’ho spronato, gli dissi che era un’occasione importantissima, anche se nonostante quello che dicono non credo abbiano creduto tanto in questo ragazzo. Solo Gino Pozzo ha creduto veramente in lui. Io ero convinto che la Sampdoria potesse essere la piazza giusta, che potesse esprimersi al meglio. Non è una delusione ma ormai non ha più tanto tempo. La prossima volta che lo vedrò cercherò di farglielo capire».

Forse con lui hanno maggior presa allenatori come lei, come Mihajlovic?
«No, no, è un discorso ingiusto. Tra allenatore e giocatore c’è un feeling speciale oltre al rapporto professionale, quindi io se ancora sento parlare di Muriel ho negli occhi un giocatore incredibile, della sua qualità e classe non ho mai visto nessuno. Ancora oggi se mi dicessero di puntare su di lui farei di tutto affinché possa esprimere il suo talento».

In chiusura: guardando all’anno prossimo per il bene della Sampdoria e di Muriel soprattutto sarebbe bene continuare il rapporto o no?
«Non lo so. Resto ancora convinto che la Sampdoria sia l’ambiente ideale per lui: conosco Genova e mi sembra che abbia tutto per fare esprimete al massimo giocatori di un certo tipo. È anche vero che accanto a lui ci sono stati Eder, che ora è andato all’Inter, Quagliarella che è tornato, Correa che è un ottimo giocatore, Cassano che è sempre Cassano. Quindi nel momento in cui non è stato in condizione è stato fuori, e questo forse ha un po’ condizionato rendmento e scelte degli allenatori. In un’altra società con giocatori diversi forse avrebbe continuato a giocare. Sarebbe un delitto se fossi l’unico allenatore ad averlo visto in un certo modo: giocatori con la sua sensibilità calcistica e il suo cervello sono pochi. Se dovessi fare un augurio a me stesso, mi augurerei di riallenarlo un giorno».

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