Da zero a dieci: Matute Morales e i suoi fratelli - Samp News 24
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2015

Da zero a dieci: Matute Morales e i suoi fratelli

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La maglia della Sampdoria è una delle più belle che il buon dio Eupalla abbia mai contribuito a creare. Molto spesso però non è tanto la maglia a fare la differenza, quanto il giocatore che la indossa e se quel giocatore ha il numero dieci, beh, ecco che la storia cambia. Volete mettere l’ebbrezza di Roberto Mancini o Francesco Flachi con la dieci doriana sulle spalle? Erano altri tempi, certo, ma in maniera differente sia il Mancio che il toscano hanno regalato gioie al popolo di Marassi sponda Samp. Ma stavamo parlando di numeri quindi è bene ricordare che la stagione in corso è la ventesima nel calcio italiano con i nomi e i numeri personalizzati per ogni calciatore. Ed è strano vedere come un numero così prestigioso come il dieci adesso in rosa alla Sampdoria non lo abbia nessuno.

La colpa è di Nenad Krsticic: è andato via nell’ultimo giorno di calciomercato e in quel momento tutti i nuovi arrivi avevano già scelto la nuova numerazione, per di più in Italia non è possibile cambiare numero a stagione in corso – come ad esempio in Spagna – e quindi quel 10 rimane lì inutilizzato se non da quei poveri cristi del Sampdoria Point che si vedono arrivare orde di ragazzini pronte a stampare il proprio nome con il numero dieci (avvertenza: chi scrive è fortemente contrario a questa usanza, scusate il suo tono aspro). Krsticic era un dieci atipico, nonostante abbia giocato anche dietro alle punte non aveva lo spirito giusto per indossare quella casacca. Qual è lo spirito giusto? Vi starete chiedendo, e la risposta è più semplice di quanto crediate: bisogna essere dei geni del calcio, anche se la numerazione personalizzata ha dato vita a obbrobri ingiustificati come il 10 a Lupatelli o Popescu. Mihajlovic, per dirne una, era un difensore ma giocava con l’11. Vero è che segnava più di certe punte, quindi lo giustifichiamo.

Diciamoci la verità, rispettiamo Krsticic per la sua storia e per come ami la Samp, ma non è un genio del calcio. Se Krsticic non aveva il physique du role adatto alla maglia numero dieci, non è che in passato non ci siano stati giocatori peggiori, e quasi tutti hanno avuto anche una fine ignominiosa. Partiamo dalla fine e dal calciatore che esula un po’ da questa particolare categoria: Maxi Lopez. Il buon Maxi, idolo di Marassi, ha subito un po’ il fascino latino del giocatore argentino che nell’era post-Maradona si prende la dieci ancora prima di firmare il contratto. Sia lui che Pazzini hanno vestito quella maglia pur essendo più numeri nove ma si sa che quando il caso ci mette lo zampino allora non c’è da farci niente. Immaginiamo le prime scene di Lopez a Genova che magari voleva pure un altro numero, ma ha scoperto che la dieci era l’unica libera e ha scelto quella. Comunque anche lui finisce nella ristretta cerchia di giocatori che hanno vestito il 10 al Doria dal 1995 senza essere praticamente dei 10.

Curioso anche quanto accadde nell’anno della Serie B quando Tissone fece l’unica cosa veloce in maglia Samp: prese la 10 e la dette via dopo una sola settimana. L’argentino abbandonò il 12 in estate ma prima della consegna delle liste alla Lega fece in tempo a dare il 10 a Pasquale Foggia, che all’epoca era un pezzo pregiato per la Serie B e adesso bivacca nelle leghe minori in cerca di un contratto. Curiosamente dal 1995 a oggi in pochi hanno tenuto quel numero per una sola stagione, tolto il caso Tissone ci sono altri due esempi, su cui vale la pena soffermarsi meglio per capire la gravità della situazione. Ecco, in questo caso si può parlare di dieci immeritata, per ragioni distinte.

Correva l’anno 1998-99, la Sampdoria con alla guida Luciano Spalletti prese dal Valencia questo trequartista che aveva la nomea di nuovo Maradona – strano, non trovate? Una mezza punta argentina che nei Novanta viene paragonata al Pibe de Oro, mai successo – e, si diceva, una leggera propensione al divertimento fuori dal campo. Ma chi se ne fregava allora, era arrivato Ariel Ortega, detto el Burrito (l’asinello, nomen omen?), e tutti a pensare a quanti gol avrebbe fatto, alla fantasia che avrebbe portato al Doria e quant’altro. Nove mesi dopo la Samp era in Serie B, Ortega aveva mostrato solo sprazzi di un enorme talento mai tirato fuori del tutto ma specialmente alcuni se lo ricordano per il suo lifestyle non certo francescano. Una stagione con la dieci e ciao Burrito, adesso il suo fisico si può descrivere con una parola che sembra ispanica ma non lo è: panza.

Il peggior numero dieci nella storia recente della Sampdoria però è uno e uno solo, non si può questionare. Se Ortega le caratteristiche le aveva ma non c’erano cervello e costanza, non si può dire la stessa cosa per Angel Matute Morales. Non fate i timidi e non dite che non ve lo ricordate, anche voi nel 1997 vi beaste del suo arrivo in sostituzione nientedimeno che di Roberto Mancini passato alla Lazio. Chissà cosa pensavate a quei tempi, forse vi trasse in inganno la presenza del Flaco Menotti, che se lo portò dall’Independiente con le strali del fenomeno. Morales era invece l’anticalcio: nove presenze in Serie A e un’unica rete prima di sparire nel dimenticatoio a gennaio e andare al Merida nelle serie minori spagnole. Una fine meritata per uno dei giocatori più sopravvalutati mai arrivati a Genova. Ecco, in quel caso sì che la 10 gridò vendetta.

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