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Ferrero rilancia: «Tifosi, riconoscete i miei meriti». E sul mercato…

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Massimo Ferrero si difende dalle accuse dei tifosi: «Con me c’è un progetto, la Samp non ha debiti e si parla d’Europa»

Non le ha mai mandate a dire a nessuno, Massimo Ferrero. Il presidente della Sampdoria ha anzi dimostrato, in questi anni nei quali il suo ruolo di numero uno doriano gli ha garantito visibilità, di non avere peli sulla lingua, di non farsi problemi nel dire le cose per come le pensa. È quello che ha fatto in una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, nella quale sono emersi diversi temi interessanti: la sua personalità, il rapporto con gli altri presidenti di Serie A, la diatriba scoppiata con i tifosi blucerchiati. A proposito di ciò, Ferrero si è difeso con i fatti: «I tifosi della Sampdoria non mi amano? Il metro di giudizio è diventato qualche show in tribuna o in mezzo al campo? Non avete visto cos’è oggi Bogliasco, quando entrai per la prima volta in quegli spogliatoi c’erano tre docce scassate. Oggi c’è un progetto, la Samp avrà una nuova casa, e c’è il museo della società, i nostri ragazzini non vivono più in mezzo a una strada, abbiamo anche stretto un accordo tecnico con la Vis Pesaro, introdotto la Next Generation, e il 3 settembre ci sarà l’Open Day al Circolo della Polizia di Stato a Tor di Quinto. Abbiamo almeno una società dilettantistica consociata in ogni regione».

Ferrero ha poi inquadrato alcuni dei suoi colleghi, come sempre in modo particolarmente colorito: «Lotito è il numero uno, il migliore. Pallotta è un miracolato. Prima o poi gliela soffierò, la Roma. Ad Aurelio voglio bene, molto. Lui però mi è amico per interesse, io a titolo gratuito. Quando mi telefona dice “Bello, Massimetto mio” e io gli rispondo “Aure’, che te serve?”». Ferrero sembra insomma reputarsi una mosca bianca in mezzo agli altri presidenti: «ll matto sono io? Io sono il più normale di tutti. Volete che vi parli degli altri diciannove presidenti di Serie A e di una Lega che si è auto-commissariata? Siamo su Scherzi a parte». Il discorso è poi tornato sulla Sampdoria: «Oggi sono presidente di una società che non ha un debito. E non sono mai fallito, mai. Neppure con Livingston. Quando presi la Samp perdeva 30, 35 milioni l’anno. Garrone ne aveva buttati addirittura 50 in B, i debiti complessivi ammontavano a 100 milioni. L’ultima stagione ho chiuso con un attivo di nove e anche in precedenza avevamo il segno più. Prima di me, nel post-Mantovani, la Samp acquistava giocatori da massimo 4 milioni e li rivendeva per 10. Icardi per fare un nome. Io li compro a venti, Zapata, e cedo per quaranta, vedi Schick. Con me si parla di Europa. Adesso ho preso Colley, Jankto, Tavares, Defrel, Ronaldo e Vieira. Manca ancora – conclude Ferrero senza sbottonarsi troppo – un centrocampista».

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