I segreti del magazziniere Rossi: «Dalle manie di Vialli al fischietto di Boskov» - Samp News 24
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I segreti del magazziniere Rossi: «Dalle manie di Vialli al fischietto di Boskov»

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Rossi, magazziniere della Sampdoria, va in pensione: «Ne ho viste tante, ma non son mai riuscito a godermi le vittorie». E quanti aneddoti: «Dalle manie di Vialli al fischietto di Boskov»

Dopo 34 anni al servizio della Sampdoria, per Massimo Rossi è arrivato il momento di andare in pensione. Lo storico magazziniere della società blucerchiata si è confidato a Il Secolo XIX: «Chiudo gli occhi e vedo… I primi ritiri al Ciocco. Assunto il 5 maggio, il 12 luglio ero già in partenza per il ritiro. Primo allenamento, arriva Boskov, “ehi tu mi dai fischietto…”, il ragionier Traverso (storico dirigente) mi aveva detto “portati qualche fischietto che questi allenatori qui sono un po’ particolari”, ne avevo portato qualcuno di plastica. Corsi in campo, Boskov mi disse “che fai tu con questo fischietto, voglio il mio”. Quello con tre buchini che faceva suoni diversi. Era rimasto a Genova. Lo portò Giulio Garbaglia nel pomeriggio».

Nonostante una vita trascorsa al seguito della squadra, Rossi ammette di non essere riuscito a vivere granché dei successi blucerchiati: «Il mio difetto è stato quello di non riuscire a godermi le vittorie. Pensavo già all’allenamento del domani. L’unica volta che sono andato in mezzo al campo è stato per lo scudetto. Ricordo la gioia di Paolo Mantovani. Un giorno l’ingegner Sinesi mi porta una sua lettera, “Per cortesia Rossi, se non reco disturbo avrei bisogno di due maglie della Sampdoria”. Un signore». Sono tanti i ricordi legati ai Gemelli del gol, Gianluca Vialli e Roberto Mancini, con il loro indiscutibile estro ma anche con le tante manie: «Che storia. Vialli potrebbe essere il prossimo presidente, sa di calcio, è avanti, un ragazzo intelligente. È stato il primo a usare le t-shirt sotto la maglia da gioco, con le maniche tagliate. Ne voleva tre: riscaldamento, primo e secondo tempo. Mancini preferiva la canotta di lanetta, da anziani, ma doveva essere lavata 4 o 5 volte, “se no mi punge”. Uguale i calzettoni, lavati. Ma la battaglia era sui pantaloncini. Mancini li voleva più lunghi e più larghi, gli davo quelli di Briegel».

Rossi prosegue ricordando un episodio avvenuto a Milano: «Vialli una volta a San Siro mi dice, “vai nello spogliatoio del Milan, che ho lo stesso sponsor tecnico, e fatteli dare da Ancelotti, ha il “culone” anche lui. Era diverso il colore del logo e con il pennarello abbiamo fatto diventare blu quello rosso del Milan. Mancini voleva due asciugamani e Vialli pure. Problema, li voleva anche Lorenzo, “sono un giocatore anch’io come gli altri…”. Lorenzo voleva anche una station wagon nera, e Cerezo gli disse “io e te su un’auto scura sembriamo ladri o autisti».

La storia più strana, però, secondo il magazziniere blucerchiato è quella delle maglie in cashmere: «Lo sponsor tecnico ci manda le maglie nuove in triacetato, lucide. Vialli, “tengono caldo, sembrano kway”. Subito Gianluca, Pari, Mancini decidono di farle fare su misura in mezzo cashmere da Merello. Sei o sette mute. Il concetto però era di non scambiarle. Ti puoi immaginare, quante volte sono dovuto andare negli spogliatoi avversari per farmele restituire. Soprattutto con Cerezo. Una volta in Coppa con la Fiorentina ne mancano 3 o 4. Usiamo le maglie ufficiali, ma Vialli no,
“uso la mia” e giocò con una maglia diversa», ricorda ai taccuini del quotidiano genovese.

Non solo giocatori, ma anche tanti allenatori passati dalla Sampdoria. Rossi se li ricorda tutti: «Eriksson viveva per i quadrangolari di tennis con Borea, Battara e Focardi. Finale obbligata Eriksson-Borea. Spalletti aveva le mani pesanti, per salutare dava delle manate… Per Mazzarri la priorità era il phon, come per i suoi collaboratori Pondrelli e Frustalupi. Il fisioterapista Bertuzzi li chiama i Bee Gees. E tenere Cassano lontano nello spogliatoio “perché se gli capitano quelle mattinate che canta non ne usciamo…”. Ed era fortissimo, mi ha fatto divertire molto, classe superiore. Tra le meteore ricordo Vieri. Mi chiese di portargli a Moena un paio di scarpe da ginnastica e un costume bianco azzurro. Non arrivò mai. Quel costume era finito su Novella 2000, paparazzati al mare con la Canalis. L’ho usato anche questa estate».

La presenza di campioni all’interno dello spogliatoio comporta inevitabilmente qualche problema, e le liti sono state tante: «Ad Ascoli una furibonda tra Pagliuca e Mancini che era in uno di quei giorni che stava con gli altri e se l’era presa con Gianluca perché rinviava male… un’altra tra Spalletti e Lassissi, tutta la settimana il mister gli diceva di prepararsi a marcare Vieri sugli angoli e lui diceva di no. Primo angolo, gol di Vieri… Mancini quando era incarognito era tremendo, a fine primo tempo si faceva la doccia e voleva andarsene a casa “con questi non gioco più”. Il suo bersaglio era spesso Balleri. Poi Eriksson lo convinceva a rientrare. Che bei tempi», conclude nostalgicamente Rossi.

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