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Kownacki, parla il primo allenatore: «Vi racconto Dawid»

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Wojciech Tomaszewski, primo allenatore di Kownacki: «E’ arrivato al Lech Poznan il martedì, sabato era già in campo per esordire. Dawid è molto ambizioso, ma non deve avere fretta»

La Sampdoria sembra aver azzeccato un altro acquisto a basso costo, dopo quello di Patrik Schick la scorsa estate. Dawid Kownacki sfrutta a meraviglia ogni occasione che gli viene concessa e anche ieri sera, in occasione di Sampdoria-Pescara, ha dimostrato le sue doti sfornando una doppietta e un assist, che hanno contribuito al passaggio dei blucerchiati agli ottavi di finale di Coppa Italia. Grazie al suo rendimento e alla strepitosa media gol (uno ogni 36′), il polacco si sta guadagnando l’attenzione dei media nazionali e non solo. In patria, il portale polsatsport.pl ha intervistato il suo primo allenatore, Wojciech Tomaszewski, che ha seguito la sua crescita nelle giovanili del Lech Poznan: «E’ un ragazzo molto ambizioso, si dà da fare ed è già consapevole di chi vuole essere in futuro. Fin dai primi anni ha dedicato tutto se stesso agli allenamenti, e aveva da fare un bel po’ di chilometri da Swarzedz a Poznan: ha dimostrato sempre grande determinazione nel voler diventare un calciatore professionista. Le altre cose vengono di conseguenza – ricorda -, ma l’allenamento dev’essere una costante».

L’impegno settimanale si tramuta in gol ogni volta che scende in campo, e anche in Polonia vorrebbero che Kownacki – già capitano dell’U21 – entrasse a far parte della Nazionale maggiore. Tomaszewski adesso è vice-allenatore della selezione U19 e, conoscendo bene il suo profilo psicologico, non è sicuro che questo salto gli farebbe bene: «Domanda difficile. Dawid era un giocatore che a volte aveva bisogno di adattarsi, quando entrava in contatto con nuovi ambienti. Non è stato facile per lui passare alla prima squadra del Lech Poznan, le sue ambizioni erano così alte che a volte lo soffocavano. Ci ha messo un po’ ad abituarsi. La stessa situazione si ripete adesso, da quando è passato alla Sampdoria non è più il protagonista. Ci mette tempo per iniziare a lavorare bene, quindi la domanda è: ha davvero bisogno di un altro salto e di essere promosso in Nazionale maggiore? In ogni caso, se Nawalka (il ct della Polonia, ndr) vorrà puntare su qualche giovane ai prossimi Mondiali, non potrà non pensare a lui».

Le voci su Kownacki dicono che sia un ragazzo piuttosto egoista, ma Tomaszewski smentisce tutto: «Certo che no, lavorava sempre per la squadra, ma devo ammettere che a volte si arrabbiava perché gli altri non giocano come lui avrebbe voluto. Pensava che tutti dovessero giocare come lui, questo perché è ambizioso e vuole sempre evolversi, non rimando fermo allo stesso punto. Ha alzato l’asticella per sé e per i suoi coetanei, perciò qualche volta non gli era chiaro che non potesse funzionare sempre alla sua maniera. Questo comportamento è dettato dall’ambizione: Dawid era meglio di quasi tutti i suoi avversari e molte volte era impaziente. Gli spiegavo che avrebbe dovuto lavorare per il gruppo, e allora il gruppo avrebbe lavorato per lui. Credo che si trattasse di desiderio di crescere in fretta e bruciare le tappe – spiega –  perché molte cose gli riuscivano più facili dei suoi coetanei».

E’ ancora fresco, impresso nella memoria, il ricordo dei primi momenti di Kownacki con la maglia del Lech Poznan, a soli 8 anni: «Era settembre 2005, ricordo la sua prima settimana. Si è allenato con noi martedì, e sabato era già in campo per il debutto nel campionato U13. Si trattava di una gara molto difficile, contro un avversario con cui avevamo sempre lottato ogni giornata per la posizione in classifica, ma la sua presenza ci fece indubbiamente vincere. Quel giorno segnò 5 gol e fece 3 assist, mi ricorderò sempre l’allenatore rivale che venne da me e mi chiese “ma come avete fatto ad avere questo ragazzo?”». Di tempo ne è passato, ma i due restano tutt’ora in contatto: «Ci sentiamo ancora ogni tanto per telefono, mi è anche venuto a trovare un po’ di tempo fa. Ultimamente, tuttavia, è sempre più difficile per noi incontrarci o chiamarci, dato che siamo molto impegnati entrambi».

Parlando del salto di qualità avvenuto con il trasferimento alla Sampdoria, Tomaszewski sottolinea un aspetto in particolare: «Penso che la differenza sia consistente, più che altro in termini di tattica, su cui in Italia si tende molto a puntare». Per sua fortuna, a Genova ha trovato due connazionali come Bartosz Bereszynski e Karol Linetty: «Questo lo ha aiutato ad ambientarsi meglio, anche per la lingua. Gli allenatori in Italia sanno un po’ di inglese, ma richiedono perlopiù l’uso dell’italiano». Il nuovo ambiente gli permette di lavorare con serenità e senza pressioni, ma il suo ex allenatore ricorda anche alcuni momenti di distrazione: «Ha attraversato dei periodi a Poznan in cui non era concentrato solamente sul calcio, ma anche su altro. Da quello che so, gli piaceva andare spesso a vedere i suoi amici che facevano speedway: infatti arriva da Gorzow, che è famosa per le sue piste. Ora è in un ambiente completamente nuovo – conclude -, non ha amicizie particolari e quindi si può concentrare solamente sul lavoro». 

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