Pezzotti: «Boskov era un amico. Sampdoria? Avevo capito una cosa»
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Pezzotti: «Boskov era un amico. Sampdoria? Avevo capito una cosa»

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Ciso Pezzotti, ex collaboratore di Boskov ricorda gli anni alla Sampdoria: le sue dichiarazioni a Repubblica

Ciso Pezzotti, ex collaboratore di Vujadin Boskov alla Sampdoria, ricorda gli anni in blucerchiato. Le sue parole alla Repubblica.

LEGAME – «Ci lega un filo molto stretto. Ancora lo nomino almeno una volta al giorno, tra ricordi e proverbi. Vivevamo in via Oberdan, andavamo al campo insieme e uscivamo con le famiglie. Mi vedo con la figlia quando viene a Genova».

VUJADIN – «Molto affabile ed alla mano, ma anche di grande levatura e cultura. Era laureato come la moglie e questa preparazione emergeva sempre, anche nella valutazione dei calciatori. Sapeva di calcio, ma non solo».

ATTIVITA’ – «Mi occupavo di tutto, in particolare di scouting. Conoscevo i giocatori italiani e preparavo le sfide europee. Con due videoregistratori passavo le nottate a preparare i filmati sugli avversari. In un certo senso sono stato un precursore e poi ho sviluppato questa attività alla Juventus».

SAMPDORIA – «Avevo capito che potevamo fare la storia, in un ambiente giovane, familiare e con un grande presidente. È stato come vivere una favola. All’inizio eravamo anche simpatici a tutti, quando abbiamo cominciato a vincere, un pò meno».

ROMA – «Avevamo sempre un momento critico tra gennaio e febbraio. Eravamo andati fuori con il Legia Varsavia in Coppa Coppe e questo ci aiutò. Mi ricordo la rete di Vierchowod all’Olimpico, sotto la Sud, un gol importante».

VIERCHOWOD E INVERNIZZI«Pietro non era molto considerato, perché non si era praticamente mai allenato per davvero e non aveva grandi doti tecniche. Ha, però, lavorato tanto ed aveva qualità fisiche straordinarie, ad esempio una potenza unica. Così l’ho promosso dalla Berretti. Ero sicuro che sarebbe arrivato in alto e lo ripetevo talmente tanto al presidente Tragni che un giorno mi chiese se fosse mio figlio. Giovanni, invece, da parte sua era un computer, sempre presente mentalmente. Non sgarrava mai»

GALIA, FUSI E MATTIOLI – «Il primo era un mediano, ma veniva utilizzato come terzino sinistro e non era il suo ruolo. Con Verona e Juventus ha mostrato tutto il suo valore. Fusi era tutto cervello, leggeva le situazioni in anticipo rispetto agli altri. Lo utilizzavo per questo come libero nella Primavera, malgrado fosse mingherlino».

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