Rizzoli: «Più si protesta, più l'arbitro si chiude e fa l'opposto»
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Rizzoli: «Più si protesta, più l’arbitro si chiude e fa l’opposto»

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Il designatore degli arbitri di Serie A, Nicola Rizzo, ha parlato durante un webinar organizzato dal Bologna

Nicola Rizzoli, designatore degli arbitri di Serie A, ha partecipato a un webinar organizzato dalla Bologna Academy. Queste le dichiarazioni dell’ex direttore di gara.

PRIMA GARA ARBITRATA – «La mia prima partita fu una delle prestazioni peggiori, fischiai solo due falli, avevo 16 anni, era categoria Esordienti ed era a Corticella, a Bologna: in realtà non volevo fare l’arbitro, volevo fare il calciatore convinto anche di essere bravino e inizialmente non amavo gli arbitri ma poi…».

DERBY DI SICILIA – «Ma la gara più complicata fu un derby Catania-Messina in cui ci furono alcuni incidenti: parlai col capo-tifoso del Messina e gli dissi, mettendogli il pallone in mano, se avesse voluto continuare il match facendo quindi terminare il caos fra tifoserie. Due minuti dopo la partita riprese».

FINALE MONDIALE – «A differenza dei giocatori, un arbitro che arriva in finale ha già vinto e spera solo che poi vada tutto bene».

FIDUCIA – «Mi pare che oggi ci sia poca fiducia verso gli arbitri mentre in Europa il rispetto è maggiore. Cosa potremmo fare noi arbitri per arrivare a livello europeo? Conoscersi tutti meglio. E formazione, anche sulle regole. Magari aumentando incontri e confronti fra parte arbitri e squadre».

PROTESTE – «Esistono, come ovunque, persone permalose. Anche negli arbitri: più gli andate a protestare contro e più si chiude e farà l’opposto, che sia andare a rivedere anche le sue decisioni al Var anche».

SHINING – «Paragonate la partita di un arbitro come corridoio del film Shining, in questo corridoio ci sono circa 200 porte che sono le decisioni che un arbitro prende in una partita. Di queste 200, trenta sono i falli, e di questi trenta una porta decide la partita. L’obiettivo è entrare in ogni porta e guardare in un secondo, poi chiudere la porta e decidere. Ovviamente è complicato. Il lavoro è a monte: prepararmi a capire cosa può esserci dietro a ogni porta. Poi, qualunque decisione ho preso chiudo quella porta: se una porta resta aperta, e quindi se continueremo a pensare alla decisione appena presa, verremo condizionati. E questo è l’errore più grosso: se entri in questa ottica, sei finito».

FALLO DI MANO – «Cambiarne una non lo so, ma la regola più complicata è quella del fallo di mano, che rimarrà sempre soggettiva: hanno cominciato a togliere la volontarietà mettendo parametri oggettivi ma resta la più complicata».

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